Zelenskj non parla del Nord Stream

E’ una di quelle notizie che non aiutano. Riguarda il sabotaggio di Nord Stream 2 che ha cambiato per sempre i rapporti tra Germania e Russa.

La parte peggiore è data dalla premessa. La fonte è autorevole, dunque è una faccenda dannatamente ostica tacciarla di sensazionalismo e provare a screditarla. Si tratta del Washington Post, anno di fondazione 1877, il più antico giornale della capitale statunitense, mezzo milione di lettori al giorno, yankee più yankee meno. Difficile giocare d’attacco. E non ci provano nemmeno. In questi casi il protocollo impone il piano B. Parlarne il meno possibile. Tuttavia non è una di quelle notiziole che confondi nella mandria. Il quotidiano americano ha parlato del sabotaggio che nel settembre del 2022 ha messo fuori uso il gasdotto Nord Stream, sul Mar Baltico.

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Zelenskj non parla del Nord Stream-Credit ANSA-Rationalinternational.it

 

Una linea di approvvigionamento che pesa in termini geopolitici più o meno quanto il continente europeo perché capace di legare saldamente gli scambi commerciali tra Germani e Russia. Parliamo di energia, il motore del mondo, non di fiori. E infatti era detestato proprio dagli yankee il gasdotto, al punto che divenne oggetto di contesa non troppo garbata proprio tra Washington e Berlino. Con il colpo di mano dei russi in Ucraina il gasdotto è apparso vulnerabile come un filo di seta ed è stato presidiato, inutilmente, per evitarne il danneggiamento.

Voci insistenti, ma nessuno si espone

Era solo questione di tempo. Erano ormai sette mesi che russi si aggiravano nella terra dove Zelenskyj ha avuto la buona sorte di diventare presidente. Sette mesi e tre falle hanno tagliato in due la storia del gasdotto e alleggerito irreversibilmente il peso che l’infrastruttura avrebbe avuto nei rapporti tra Russia e Germania e, dunque con l’Europa. Cui prodest? dicevano i Romani quando volevano andare per le spicce. A chi giova. Certo non si sono battuti il petto a Washington e a Kiev. E puntualmente, dopo le prime accuse a casaccio che vedevano la Russia sul banco degli imputati, la stampa – certa stampa – ha deciso di accendere la luce. Prima il premio Pulitzer Seymour Hersh che qualche mese dopo i fatti si diceva certo che nella faccenda si intuiva la presenza degli Stati Uniti.

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Cosa succede al noto gasdotto?-Credit ANSA-Rationalinternational.it

 

Nel marzo scorso un altro giornale americano e non proprio un ciclostile, il New York Times parlava di un rapporto dell’intelligence statunitense che aveva individuato gli autori del sabotaggio in un gruppo favorevole a Kiev che, secondo fonti tedesche, in Polonia, servendosi di una società ucraina, avrebbe noleggiato uno yacht a Rostock proprio sul mar Baltico. Nell’imbarcazione erano state trovate tracce di esplosivo, si disse.

Una faccenda troppo seria perché Kiev rispondesse a tono. E infatti si limitò ad cinguettio ironico su Twitter “Anche se mi piace collezionare divertenti teorie del complotto l’Ucraina non ha nulla a che fare con l’incidente del Mar Baltico e non ha informazioni sui gruppi di sabotaggio” scrisse Mykhailo Podolyak, il principale consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. Lui no, il presidente non si espose in prima persona. Mantiene il profilo basso e striscia pancia a terra, il presidente quando rischia di impantanarsi nel perenne tour de force in cerca di armi e soldi.

Ancora il Nord Stream

Ma deve essere una faccenda simile alla gramigna questa del Nord Stream. Pochi mesi ed ecco che a parlarne è il Washington Post e con troppi particolari perché sembri una suggestione o poco più. E’ stato un colonnello delle forze speciali ucraine a coordinare il sabotaggio al gasdotto Nord Stream, ha scritto il Post. E ne fa il nome: Roman Chervinsky, alto ufficiale dell’intelligence ucraina.

La controffensiva è andata in malora
Guerra in Ucraina (Ansa) – Rationalinternational.net

 

Il militare avrebbe guidato un team di poche persone. False generalità, una barca a vela e cariche esplosive avrebbero fatto il resto. 3 diverse esplosioni avrebbero così provocato enormi perdite nei gasdotti Nord Stream 1 e 2, che corrono dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico, lasciando intatto solo uno dei collegamenti. L’ufficiale ucraino avrebbe agito sotto la guida diretta del generale Valery Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate di Kiev.

Un’operazione, nata a Kiev, che tuttavia sarebbe stata progettata per tenere il presidente ucraino Zelensky all’oscuro. E qui si entra in una giostra di congetture e non se ne esce. Perché Zaluzhny dato mesi fa per scomparso e forse per sempre è ricomparso nello skyline ucraino per sferrare colpi alle leadership di Zelensky. E ora ecco un coro di voci profonde che chiama alla finestra i cronisti di Washington Post per parlare di quella faccenda riguardante il Nord Stream. E questa volta non ci si limita a suggestioni, ma si fanno i nomi. E l’eroe Zaluzhny è tra questi. Ma il presidente è innocente, certo. Non sapeva nulla. E nonostante ami parlare Zelensky sul Nord Stream tace. Neanche un tweet. Troppa verità, forse. E si rischia di restare nel pantano, avrà pensato l’uomo di Kiev.

 

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