Desirée Piovanelli, dopo 22 anni si parla ancora del suo caso. Uno dei suoi assassini potrebbe tornare in libertà.
Era il 28 settembre del 2002 quando in una cittadina in provincia di Brescia, un tragico evento scosse tutta la comunità. Desirée Piovanelli, una giovane di appena 14 anni, fu brutalmente assassinata a coltellate in una cascina diroccata. Quel luogo che avrebbe dovuto essere rifugio si trasformò in palcoscenico di orrore.
Desirée, con la sua giovinezza e i suoi sogni ancora da vivere, fu attirata in una trappola orchestrata dal suo coetaneo vicino di casa. Questo assieme ad altri quattro complici avevano progettato di violentarla e ucciderla. Il gruppo criminale includeva anche un adulto, Giovanni Erra, all’epoca 36enne, anch’esso vicino di casa della famiglia Piovanelli. Oggi, una notizia sconvolgente riapre una vecchia ferita per la famiglia di Desirée e suscita grande indignazione in tutta la comunità.
Novità per l’omicida
Una recente notizia riporta che Erra, dopo anni di detenzione, non è più in carcere, ma vive in una comunità. La prospettiva della sua possibile liberazione nel 2025 ha suscitato giustamente indignazione e preoccupazione nella comunità. Il verdetto emesso 19 anni fa, nel novembre del 2005, a Milano, descrisse Giovanni Erra come una personalità “disumana e insensibile al richiamo umanitario“, particolare che si rivelò cruciale nel processo.
Tuttavia, il dettaglio più raccapricciante emerse nelle motivazioni della sentenza, dove si sottolineò che la partecipazione di Erra al delitto, in qualità di adulto, contribuì in modo significativo a rafforzare il proposito delittuoso dei tre minorenni. Un coinvolgimento che, secondo i giudici, avrebbe potuto influenzare negativamente il comportamento dei giovani complici. Il delitto stesso fu un atto di violenza inaudita. Gli assassini attirarono Desirée nella cascina diroccata con la scusa di farle vedere dei gattini appena nati. Un inganno crudele che sfruttava la sua passione per gli animali. Il corpo di Desirée, che aveva opposto resistenza a un tentativo di violenza sessuale, era massacrato di coltellate al primo piano della cascina.
Uno dei tre minorenni, vicino di casa di Desirée fu il primo a cedere sotto l’intenso interrogatorio dei carabinieri. Egli portò le forze dell’ordine sul luogo del ritrovamento del corpo di Desirée. Le indagini successivamente rivelarono i complici, ma uno di loro negò costantemente la sua presenza nel momento del massacro. Il più giovane del gruppo, appena quattordicenne all’epoca, ammise la sua responsabilità e coinvolse Giovanni Erra, l'”adulto del branco”. Nonostante gli appelli di Erra, che continuava a proclamare la sua innocenza, gli inquirenti e la giustizia conclusero che la sua presenza aveva contribuito significativamente alla violenza inflitta a Desirée. Ancora oggi, la difesa di Giovanni Erra mantiene la sua posizione di innocenza, sottolineando la mancanza di prove concrete a suo carico.
Desirée Piovanelli è diventata il simbolo di una giovinezza spezzata dalla violenza, e la sua storia continua a evocare dolore e rabbia. La notizia della possibile liberazione di Giovanni Erra nel 2025 riaccende il dibattito sulla giustizia e sulla necessità di garantire che crimini così gravi non restino impuniti.