Hamas ha risposto all’accordo di Parigi. Il Primo Ministro del Qatar si dice “ottimista”, mentre Blinken si mostra più scettico.
Colpo di scena: Hamas ha risposto all’accordo di Parigi. Il Primo Ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha spiegato: “Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas al quadro generale sugli ostaggi. La risposta è in generale positiva”. Ed effettivamente i principali esponenti del movimento estremista islamico hanno confermato la versione di Al Thani. Peccato che la controfferta esposta sul tavolo delle trattative includa dei punti che difficilmente Benjamin Netanyahu potrà mai accettare.
Il leader dei terroristi ha acconsentito al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, è vero. In cambio, tuttavia, egli chiede la fine della guerra e la ricostruzione della Striscia di Gaza, il rilascio dei prigionieri di sicurezza palestinesi e “la garanzia di soccorsi” e “riparo”. In sostanza, gli ostaggi in cambio della vittoria. Un prezzo che difficilmente il Primo Ministro dello Stato ebraico sarà disposto a pagare. Laddove Bibi dovesse accettare le condizioni di Hamas, ciò significherebbe rimangiarsi quanto affermato nelle ultime settimane di guerra ed apparire debole di fronte ai membri della sua coalizione.
Nondimeno, al contempo, una spinta così onorevole implica – finalmente – la consapevolezza di dover necessariamente considerare, in quanto leader, la vita dei suoi connazionali la priorità assoluta alla sete di potere. Tanto di cappello, dunque. Dal canto suo, Anthony Blinken – forse più realista di Al Thani – ha espresso velatamente le sue perplessità.
Hamas ha risposto all’accordo di Parigi
Mentre Al Thani si definisce “ottimista” in merito alla risposta di Hamas e dunque all’apertura dei negoziati, il Segretario di Stato Usa sembra di altro avviso. “C’è ancora molto lavoro da fare” – sostiene, di fatto, Anthony Blinken – “ma continuiamo a credere che un accordo sia possibile, anzi indispensabile”. Nei prossimi giorni la controfferta di Sinwar verrà presentata a Benjamin Netanyahu, in modo che il leader rivale possa esaminarla ed eventualmente discuterne le condizioni.
Per quanto quest’ultimo abbia sostenuto di considerare la vita degli ostaggi come la massima priorità, ha al contempo ribadito di non aver intenzione di cedere “a qualsiasi accordo”. Il focus del documento inviato dai leader del movimento terroristico risiede nell’interruzione del conflitto, un punto sul quale Bibi si era mostrato invece categorico. Dovremo attendere il responso dell’amministrazione governativa israeliana, prima di reclamare vittoria. La pace è ancora lontana.