Ottocento funzionari indignati tuonano contro le amministrazioni governative, pretendono il cessate il fuoco a Gaza.
Qualcuno, finalmente, tuona concretamente dalle comode poltrone delle amministrazioni pubbliche europee e americane. Circa 800 funzionari hanno firmato una lettera di petizione per promuovere il cessate il fuoco definitivo nella Striscia di Gaza e la conseguente formazione dello Stato palestinese, in modo da disporre condizioni per una pace duratura. Piccoli gruppi provenienti da Italia, Spagna, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito hanno sostenuto l’iniziativa di alcuni esponenti statunitensi ed olandesi. “Noi siamo proprio indignati” – tuona un nostro connazionale firmatario – “vediamo i danni sulla nostra reputazione e credibilità”. Usa e Ue, di fatto, si sono macchiati di una grave incoerenza ideologica.
Istituzioni democratiche, società libere, che negano l’indipendenza e l’autonomia legittime di un popolo, sostenendo per altro un guerrafondaio alimentato dalla smania di potere. La scelta di finanziarie il conflitto israelopalestinese poteva vedere una giustificazione nel contrasto mirato degli esponenti dell’organizzazione terroristica di Hamas. Nondimeno, di fronte all’escalation e alla strategia militare efferata ed agghiacciante attuata da Benjamin Netanyahu, le singole amministrazioni avrebbero dovuto dissociarsi pubblicamente e concretamente. “I nostri governi hanno dato appoggio pubblico, diplomatico e militare a Israele” – si legge nella lettera – “senza reali condizioni o senza che debba rendere conto di nulla”.
“Siamo indignati” – tuonano 800 funzionari
Benché Israele usufruisca dei miliardi di dollari ricevuti periodicamente dagli Usa, il Presidente degli Stati Uniti non sembra goda della considerazione del leader “alleato”. Della serie: continua a finanziarci e noi, con i tuoi soldi, facciamo ciò che vogliamo. Un modus operandi che comincia ad indispettire figure come gli 800 funzionari, realmente spinti dal desiderio di costruire un mondo migliore, i quali hanno deciso di ribellarsi e soprattutto di allontanarsi ufficialmente dalle posizioni curiosamente docili dei vertici di Stato.
Nella lettera ci si riferisce persino – giustamente – al “rischio di complicità in crimini gravi”. Poiché è vero che il responsabile della distruzione di Gaza è Israele, ma – è opportuno sottolinearlo – gran parte delle operazioni sono state effettuate con artiglieria europea e statunitense. Loro la mente, nostro il mezzo. Tra i firmatari, citiamo l’americano Josh Paul e l’olandese Angelique Eijpe. Il primo ricoprì il ruolo di direttore dell’Ufficio per gli affari politici e militari al Dipartimento di Stati Usa, ma decise di dimettersi il 17 ottobre come segno di protesta contro la linea adottata dal Presidente Joe Biden nei confronti di Israele. La seconda, così come il collega statunitense, rinunciò al suo incarico in seguito alla decisione dell’amministrazione governativa di sostenere Benjamin Netanyahu.