I soldati israeliani stanno incendiando da un mese le abitazioni dei civili, le poche superstiti, soprattutto quelle degli sfollati verso sud.
All’inizio l’esercito israeliano ha risposto alle domande dei giornalisti di Haaretz, quotidiano progressista israeliano, che gli incendi delle case sono selettivi. Significa che era l’intelligence a indicare le case in cui si trovavano armi, e che l’obiettivo era sopprimere i comandanti di Hamas, il loro equipaggiamento bellico e i loro rifugi. Poi però le indiscrezioni di diversi ufficiali hanno rivelato un piano molto più semplice e aggressivo.
I bombardamenti hanno danneggiato o distrutto almeno 144mila case, se non forse 170mila. Sono stime statistiche che risultano dalle foto aeree. Da un mese va così. i soldati appiccano il fuoco agli edifici civili ancora utilizzabili e li lasciano bruciare completamente, fino a renderli inabitabili e inservibili. La popolazione scappata a sud con ogni mezzo, caricando su furgoni, auto e ogni mezzo le proprie cose, se tornerà alle proprie abitazioni non le troverà più. E’ la soluzione finale che vuole l’estrema destra della Knesset: cancellare la Palestina, causando una diaspora.
Gli sfollati saranno costretti ad emigrare
La Striscia di Gaza è già per metà inabitabile, ridotta a un ammasso di macerie, senza acqua potabile e senza cibo. Ora è anche in buona parte ridotta in cenere. Centinaia di case sono state incendiate. Un’operazione di una violenza arcaica, che ricorda le guerre antiche, che si concludevano con la distruzione totale di una città Stato. Come Troia incendiata e totalmente distrutta dagli antichi Greci nell’Iliade, tremila anni fa.
Il diritto internazionale non viene tenuto nella minima considerazione, nessuno interviene per farlo rispettare. L’Unione europea e gli Stati Uniti, proprio mentre conducono le loro campagne elettorali, per celebrare con orgoglio la propria democrazia, vedono riaffermarsi davanti ai propri occhi la violenza radicale e assoluta che aveva aperto l’inizio della storia occidentale. Una simile devastazione prende il nome di pulizia etnica e genocidio, come sostiene il Sudafrica nella causa che ha intentato contro Israele presso la Corte internazionale dell’Aja.
Popolazione colpita solo perché palestinese
Il Washington Post in un’indagine ha mostrato che intere aree della Striscia non esistono più. Beit Hanoun, Jabalya e il quartiere Al-Karama di Gaza City sono state totalmente distrutte. Inoltre 350 scuole e 170 fra moschee e chiese sono state abbattute. Troia aveva combattuto una guerra e aveva resistito con le armi a un assedio durato dieci anni. Gaza non ha potuto nemmeno combattere, dopo il 7 ottobre, per la sovrastante potenza bellica dell’esercito ebraico.
Dall’attacco genocida di Hamas alla risposta genocida di Israele, in pochi mesi la Striscia è diventata per metà terra bruciata. I palestinesi uccisi sono 27mila, per il 70% donne e bambini. Diverse notizie parlano di escalation, dato che Hezbollah ha lanciato un potente missile russo su una base militare di Israele che si trova sul monte Meron, su territorio israeliano. E’ un missile russo in versione potenziata, che l’Iran ha fornito al movimento libanese, e che consente di colpire a 10 chilometri di distanza.
Segni di escalation e proposte di cessate il fuoco
Non solo. L’Iran ha compiuto dei raid in Iraq, contro una presunta sede del Mossad, il servizio segreto di Tel Aviv, e anche in Siria, per colpire una base dell’Isis. Lo stesso Pakistan lamenta un attacco sul suo territorio. Nello stesso tempo, in un quadro d’insieme contrastato, dal Qatar proviene una versione ottimistica, a proposto della mediazione tra Hamas e Israele.
Da quanto riferisce il portavoce del ministero degli esteri del Qatar Majed al-Ansari, Doha ha ricevuto una prima risposta positiva. Si tratta della bozza di accordo stilata al vertice di Parigi per un cessate il fuoco, che avrebbe ottenuto un primo consenso dalle due parti. Le superpotenze cercano di evitare il dilagare della guerra: la Cina ha invitato il Pakistan alla prudenza, mentre gli Stati Uniti, almeno a parole, non sopportano più la violenza di Israele.