Un nuovo attacco va a intensificare le tensioni già esistenti tra USA e Iran, tre soldati sono morti e tanti sono feriti.
Un nuovo e tragico capitolo si è aperto nelle tensioni tra USA e Iran. L‘attacco avvenuto il 28 gennaio nella Siria orientale ha provocato la morte di tre militari americani e il ferimento di oltre 40 altri. A questo episodio è seguito un attacco contro una base statunitense nei pressi del giacimento petrolifero di al-Omar.
I nomi dei soldati statunitensi uccisi sono stati resi pubblici dal Dipartimento della Difesa: il Sergente William Rivers, 46 anni di Carrollton, Georgia; lo Specialista Kennedy Sanders, 24 anni di Waycross, Georgia; la Specialista Breonna Moffett, 23 anni, di Savannah, Georgia. Tutti erano assegnati alla 718th Engineer Company, un’unità della riserva dell’esercito americano con sede a Fort Moore, in Georgia. L’attacco ha anche lasciato più di 40 militari feriti. Ma si pensa che il numero possa ancora aumentare, come ha dichiarato la vicesegretaria stampa del Pentagono Sabrina Singh.
Perché si tratta di un errore di valutazione
L’attenzione si è concentrata sull‘errore di valutazione che ha preceduto l’attacco al confine tra Siria e Giordania. Fonti americane riferiscono che i militari, vedendo un drone lanciato dalle milizie sostenute dall’Iran, hanno confuso la sua identità con un drone americano atteso al rientro. Questa confusione ha portato a un tragico malinteso.
Il funzionario della Difesa Usa ha affermato che al momento non ci sono prove concrete del coinvolgimento diretto dell’Iran nell’attacco, ma la situazione rimane estremamente complessa. Il presidente Joe Biden, ha convocato una riunione del team di sicurezza nazionale per discutere degli sviluppi recenti. Alla riunione hanno partecipato figure chiave come il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario alla Difesa Lloyd J. Austin, il direttore dell’Intelligence nazionale Avril Haines e il coordinatore per il Medio Oriente Brett McGurk.
Le indagini per identificare il gruppo responsabile dell’attacco sono in corso, e anche se l’attacco era stato inizialmente localizzato in Giordania, è emerso che la “Torre 22” si trova nella provincia di Deir Ezzor, in Siria. Il portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha indicato sospetti sul gruppo Katàib Hezbollah, sostenuto dai Guardiani della Rivoluzione iraniani. Questo gruppo è noto per condurre attacchi contro le forze americane in Iraq e Siria.
In attesa di una risposta ufficiale da Washington, resta incerta la direzione che prenderanno gli USA di fronte alla serie di attacchi alle loro basi e forze nella regione. Nonostante la rivendicazione della sedicente Resistenza islamica in Iraq, il Pentagono sostiene che gli attacchi sono parte di una strategia di pressione orchestrata dall’Iran attraverso i suoi proxy.
Il presidente Biden, dopo aver annunciato una risposta all’attacco che ha causato la morte dei tre militari, sta valutando attentamente le opzioni disponibili. L’obiettivo principale rimane la sicurezza delle forze americane nei teatri di operazioni caldi, con la speranza di evitare un conflitto aperto con Teheran. L’intelligence Usa ha chiare indicazioni sul sostegno iraniano a gruppi che attaccano le forze statunitensi. Ciò mette in luce necessità di una risposta misurata e strategica per affrontare la complessità delle dinamiche regionali.