Donald Trump e la prima grande sconfitta: la giuria di New York lo ritiene colpevole di aggressioni sessuali ai danni di Jean Carroll.
Di motivi per cui l’opinione pubblica americana (e non solo) dovrebbe indignarsi di fronte alla figura di Donald Trump ne esistono a bizzeffe. Gli elettori hanno l’imbarazzo della scelta, considerando i tredici capi d’accusa dei quali il tycoon deve tutt’oggi rispondere. Oltre alle indagini federali associate ai suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 in Georgia e alla responsabilità indiretta dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, l’imprenditore è divenuto oggetto di contestazioni in seguito alle denunce per molestie sessuali sporte da diverse donne. Prima fra tutte, Jean Carroll. La scrittrice accusò l’ex inquilino della Casa Bianca di averla stuprata nel camerino di un grande magazzino nel 1996.
Il rischio che le dichiarazioni dell’80enne cadessero inesorabilmente del vuoto era tangibile, soprattutto in onore del fatto che – almeno fino a poche ore fa – nessuna di suddette denunce è stata ritenuta verosimile dalla giurisdizione americana. Eppure, nel caso di Jean Carroll, sono bastate poche ore per stabilire un’effettiva responsabilità del tycoon riguardo il trauma subìto dall’autrice. Quest’ultima narrò le dinamiche dell’abuso tra le pagine del suo libro What Do We Need Men For?: A Modest Proposal, opera che segue la prima denuncia pubblica pronunciata nel 2019 tramite un articolo diffuso dal New York. Trump denunciò Carroll di diffamazione.
Trump, la prima sconfitta
Jean Carroll raccontò di aver incontrato Donald Trump vicino al Bergdorf Goodman, grande magazzino di lusso situato a New York. Qui, il tycoon chiese alla scrittrice di aiutarlo ad acquistare un regalo per una donna. I due raggiunsero la sezione lingerie ed iniziarono ad ironizzare sui capi intimi esposti alla clientela. Finiti dunque di fronte al camerino, l’imprenditore vi trascinò dentro Carroll, chiudendo a chiave l’ingresso. Tentò di baciarla contro la sua volontà, dopodiché – secondo la testimonianza dell’autrice – le abbassò le collant e la violentò. In seguito all’abuso, Jean si confidò con Lisa Birnbach e Carol Martin. Entrambe hanno confermato la versione.
I giudici hanno analizzato approfonditamente le testimonianze delle tre donne e dell’imputato, stabilendo che Trump non abbia stuprato Jean Carroll, ma che l’abbia comunque aggredita sessualmente. L’ex inquilino della Casa Bianca dovrà quindi pagare un indennizzo di 83 milioni di dollari per risarcire l’autrice. Una volta pronunciata la sentenza, il controverso imprenditore si è concesso ad un lungo sfogo sui social network: “L’intero caso è fasullo ed è politico” – ha tuonato – “Il continuo abuso della nostra grande Costituzione per fini politici è disgustoso e non può essere tollerato”. E’ la prima volta che un Presidente degli Stati Uniti viene ritenuto colpevole di aggressioni sessuali.