La storia di Marianna Vyshemirskaya: dall’essere il simbolo della sofferenza diventa una sostenitrice all’elezione di Putin.
Quasi due anni fa, il mondo conosceva Marianna Vyshemirskaya come la “Madonna di Mariupol”, un’icona della sofferenza dei civili nel contesto della guerra tra Ucraina e Russia. La sua immagine, immortalata mentre usciva dall’ospedale pediatrico bombardato, ha guadagnato notorietà e compassione globale. Tuttavia, recentemente Marianna ha suscitato indignazione condividendo il suo sostegno alla candidatura di Vladimir Putin.
Il post pubblicato il 20 gennaio su Instagram, in cui Marianna appare mentre firma a favore di Putin, ha acceso la polemica. “Per me è una scelta ovvia. Nonostante tutti i problemi, la Russia si sta sviluppando dinamicamente, proteggendo i suoi cittadini e lavorando per un domani migliore. Non si può negare che questo sia legato a una persona specifica. Ecco perché io, come molti altri cittadini, sostengo Vladimir Vladimirovič Putin“, ha scritto Marianna nel suo post. Queste parole hanno generato migliaia di commenti indignati, con molte persone accusandola di tradimento e desiderando il peggio per lei.
Marianna Vyshemirskaya è ora considerata una traditrice della patria, e il suo nome appare nel database Myrotvorets, creato dall’attivista Heorhij Tuka, che elenca i sostenitori della causa filo-russa. La sua scheda su Myrotvorets la accusa di essere complice dei criminali di guerra russi, partecipare a operazioni speciali di informazione della Russia contro l’Ucraina e le forze armate ucraine, oltre a compiere attraversamenti illegali del confine di stato ucraino.
La storia della “Madonna di Mariupol” ha subito quindi una svolta notevole. Nei giorni del bombardamento dell’ospedale pediatrico, i media russi sostenevano che le immagini fossero una messa in scena, accusando Marianna e altre vittime di essere attori pagati per diffondere propaganda contro Mosca. Tuttavia, ora Marianna è diventata un simbolo di coloro che, all’interno del Paese invaso, sostengono Vladimir Putin. È stata nominata alla guida del Comitato per le iniziative sociali nella Fondazione Rodina, vicina al Cremlino, e si dedica alla produzione di video di propaganda sul restauro di Mariupol, intervistando anche i combattenti di Azov catturati.
Prima della guerra, Marianna gestiva una pagina Instagram dedicata a consigli sulla cosmesi. Oggi, con un canale secondario seguito da 5.000 follower e su Telegram, si occupa di geopolitica e propaganda. La donna di 30 anni, originaria di Donetsk, vive ora tra la sua città natale e Mosca, sostenendo apertamente Putin. Ha raccontato la sua esperienza a Mariupol ai media russi, sostenendo che l’ospedale fosse occupato dagli Azov che utilizzavano le partorienti come scudi umani. Tuttavia, le immagini di quei giorni sembrano sfidare qualsiasi tentativo di alterare la realtà degli orrori subiti dalla città martire durante l’invasione russa.
La storia di Marianna Vyshemirskaya solleva interrogativi complessi sulle ragioni che possono portare una vittima della guerra a sostenere il leader dell’aggressore. È un’inversione di ruoli che ha scatenato l’indignazione pubblica e ha diviso ulteriormente un paese già lacerato da anni di conflitto. La sua metamorfosi, da vittima a sostenitrice, getta luce sui dilemmi morali e sulle sfide che molte persone affrontano in situazioni di guerra e propaganda politica.
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