Molto antistorico, anche se in linea con il centocinquesimo anniversario del diciottesimo emendamento. Ed è l’unica cosa in comune con Biden.
La tradizione della Casa Bianca non sa di aranciata o peggio ancora di casta acqua minerale. La storia parla chiaro: i presidenti amano l’alcol, il vino, i liquori. Barack Obama stabilì un record, perché fu il primo presidente a produrre birra direttamente alla Casa Bianca, dal 2011. Quest’anno non si starà molto allegri: entrambi i candidati infatti stanno alla larga dal culto di Bacco e Dioniso. E’ una rarità, che l’associazione storica della Casa Bianca, capitanata da Stewart D. McLaurin, ha sottolineato nella ricorrenza, martedì, del diciottesimo emendamento, che impose il proibizionismo.
Il vino, il brandy, il sidro e la birra sono spesso serviti a plasmare le immagini politiche dei presidenti, legandoli emotivamente alla popolazione. La quale nell’Ottocento beveva il doppio di oggi. Già in era coloniale, i contadini portavano il vino o il whisky nei campi, la birra faceva parte della cena, e in molti posti di lavoro le aziende offrivano un sorso per una pausa utile a schiarirsi le idee. Gli alcolici distillati o fermentati sono entrati nella vita, nelle lotte, nella storia dei cittadini e quindi anche della politica.
Quando il whisky aiutava a lavorare e a stare insieme
George Washington ne sapeva qualcosa, quando offriva da bere agli elettori, durante la sua prima candidatura alla Camera, accumulando un conto di ben 100 galloni tra vino, whisky, birra, sidro e punch. Era l’usanza del secolo XVIII, destinata a proseguire. La connessione emotiva fra candidati ed elettori richiedeva spirito e gradazione alcolica, in tempi di forti passioni. L’asettico Web ne è molto lontano. E fu Thomas Jefferson a render la Casa Bianca famosa per la qualità delle cene e delle bevande.
Joe Biden, invece, è sotto stretto controllo medico, come dimostrano le sue cadute e le sue tristi gaffes. Il suo problema sono le amnesie: un drink non se lo può concedere. Suo figlio, il catastrofico Hunter, ha avuto gravi problemi di alcol e sostanze, oltre ai guai con la giustizia. Donald Trump ha una storia familiare ancora più dolorosa alle spalle, che l’ha convinto a desistere totalmente dal fascino dei liquori più eccitanti. Non è una questione di gusto. Il dato di fatto è che suo fratello è morto nel 1981 a causa della dipendenza da alcol.
Va in crisi l’era della fiducia reciproca
Dove vanno a finire le tradizioni dei grandi uomini, che hanno fatto la storia americana? Bere con qualcuno significava potersi fidare reciprocamente, creando un legame più profondo e brillante della condivisione di una password. La vicissitudine di Fred Trump, invece, affonda nella zona oscura del bere. Donald ha visto la crescita e la decadenza del fratello, nato otto anni prima di lui. E ne ha parlato, in un’intervista, come dell’anima della festa, comunicativo e brillante, con qualità che lasciavano presagire una vita di successo.
E’ andata al contrario, da quando Fred, all’incirca dal ’68, è caduto nella trappola del bicchiere. Era pilota e non ha più potuto volare. Era sposato e ha dovuto divorziare. Si è dato alla pesca commerciale, in Florida, e ha fallito. Alla fine degli anni ’70, viveva ancora nella casa dei genitori, a Jamaica Estate, lavorando in una delle squadre di manutenzione del padre. Nulla da fare per lui: l’alcol l’ha ucciso nel 1987 all’età di soli 43 anni.
La radice dell’aggressività di Donald Trump
Il lento e inesorabile smarrimento psichico e morale del fratello ha avuto un impatto profondo sulla vita e la personalità di Donald Trump. L’ex presidente non si capacitava della crisi di Fred. Lo vedeva privo di slancio, entusiasmo e fiducia in se stesso, e ha capito come le scelte sbagliate potessero rovinare anche chi sembrava destinato a elevarsi. La sofferenza di Fred ha ispirato Donald e l’ha reso aggressivo come pochi altri. Anche verso l’alcol, perché Fred lo pregava di non bere mai. E così è stato. Fred, ha dichiarato il candidato repubblicano in un’intervista, sarebbe potuto diventare un pacificatore, perché tutti lo amavano.
Il contrario di quel che Donald è diventato, come ha ammesso lui stesso. E ha fatto tesoro del monito del fratello: non bere mai, né prendere droghe e non fumare nemmeno. La lotta alle dipendenze ha fatto sì che il magnate, una volta arrivato alla Casa Bianca, dichiarasse emergenza di salute pubblica il consumo di oppioidi, che in un anno aveva ucciso 59mila persone, come un’epidemia.