Benjamin Netanyahu perde consensi. La posizione netta manifestata dal leader comincia ad indispettire tanto gli Usa, quanto l’Europa.
Benjamin Netanyahu ha utilizzato la lotta contro il terrorismo come scudo alle sue reali, e ben più grandi, ambizioni. Egli, di fatto, ha ribadito il fine ultimo dell’operazione militare delle Idf, ovverosia quello di mantenere “il controllo sull’intera area ad ovest del Giordano”. Non si tratta dunque di difesa del popolo israeliano, bensì della volontà di espandere il territorio da lui presieduto. Tuttavia, è ormai noto che tale piano non vada particolarmente a genio agli Stati Uniti e ancor meno all’Europa. Il Finacial Times, a questo proposito, ha diffuso un documento – opportunamente visionato – che precede il prossimo incontro tra i vertici dello Stato ebraico e Bruxelles.
L’offerta esposta sul tavolo delle trattative prevede la formazione di “uno Stato palestinese indipendente, che viva fianco a fianco con Israele, in pace e in sicurezza, con la piena normalizzazione e il sostanziale sviluppo della sicurezza e della cooperazione economica”. Si presenta nuovamente, dunque, la fantomatica – ed apparentemente utopica – soluzione “a due Stati”. Nonostante le pressioni esercitate dall’Ue, Benjamin Netanyahu ha sottolineato nuovamente, durante una telefonata con Joe Biden, di non aver intenzione di conferire ai palestinesi l’autonomia territoriale e governativa. Di fronte alla posizione netta del leader israeliano, i 27 Stati membri dell’Unione Europea hanno rivangato la minaccia relativa alle possibili sanzioni.
L’Ue minaccia Israele
Per quanto Israele abbia intessuto rapporti più profondi con gli Stati Uniti, necessita comunque di una relazione di scambio – finanziaria, economica e politica – anche con l’Europa. E così, proprio come accadde nel 2021 per la Russia, nel documento diffuso dal Finacial Times si legge di una serie di sanzioni, alle quali lo Stato ebraico dovrà rispondere laddove il suo leader decida di rifiutare la soluzione a due Stati. “Bruxelles ha proposto che gli Stati membri dell’Ue impongano delle conseguenze nel caso di impegno o di mancato impegno rispetto al piano di pace proposto” – si evince dal riassunto del quotidiano britannico. Posizione la quale è stata ribadita anche dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Egli ha infatti sottolineato come “il diritto del popolo palestinese a costruire un proprio Stato” debba “essere riconosciuto da tutti”. Una linea ideologica, questa, che effettivamente consentirebbe all’Ue di riconquistare la credibilità perduta. In quanto continente dominato da “società libere”, è paradossale che i suoi membri scelgano di sostenere una causa che mina all’indipendenza di un popolo la cui autonomia rappresenta un diritto legittimo. Benjamin Netanyahu sta perdendo progressivamente consensi, tanto dagli alleati occidentali, quando dagli stessi connazionali che, come unico desiderio, ha chiesto ripetutamente – e disperatamente – un intervento concreto del governo per riportare gli ostaggi a casa.