Un suicidio che, tuttavia, presenta ancora diverse domande senza risposta. La mamma di Roberta è convinta dell’esistenza di un responsabile.
Sabato 6 gennaio il corpo della 26enne Roberta Bertacchi, residente in provincia di Lecce, è stato rinvenuto nella sua abitazione a Casarano. La giovane si è impiccata con la sciarpa della squadra di calcio locale, lasciando una voragine nei famigliari e soprattutto nella madre Marina: nessuno avrebbe potuto prevedere un tale epilogo.
Non ci sarebbero dubbi sulla natura del gesto. Le autorità hanno escluso, almeno per il momento, la partecipazione di un soggetto esterno. Eppure, Marina non riesce ad accettare che la figlia abbia scelto di uccidersi all’alba della sua esistenza. Gli inquirenti hanno dunque aperto un fascicolo di indagine.
Suicidio o istigazione al suicidio
Marina Bonomo, madre di Roberta Bertacchi, è convinta che dietro il gesto estremo della figlia si nasconda un’inespressa ed oscura verità. Nonostante la vittima avesse manifestato in precedenza diverse fragilità, tanto da scegliere di farsi seguire da uno psicoterapeuta, la donna crede che nulla di concreto avrebbe potuto convincere la 26enne a togliersi inesorabilmente la vita. La autorità, di fronte all’insistenza di Bonomo, hanno aperto un fascicolo di indagine in modo da far luce sulla tragedia.
Il fidanzato 35enne è stato sottoposto ad interrogatorio ed ha spiegato come i due abbiano effettivamente litigato nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, lasciandosi andare a toni particolarmente accesi. La coppia si trovava in auto quando, spinta dalla frustrazione e dalla rabbia, Roberta ha chiesto al compagno di accostare e di farla scendere. La discussione ha avuto inizio in un locale di Casarano ed è stata confermata da alcuni testimoni. Gli inquirenti, in nome di tali dichiarazioni, hanno sequestrato il cellulare della ragazza e i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate in prossimità del bar. Laddove la polizia dovesse confermare l’espressione di atteggiamenti violenti ai danni di Bertacchi, è possibile che il 35enne, da semplice “persona informata dei fatti”, diventi a tutti gli effetti un indagato.
A quel punto il giovane dovrà rispondere dell’accusa di istigazione al suicidio. “Nuovi testimoni hanno conferito con le forze dell’ordine nell’ultima settimana” – ha spiegato Silvia Romano, legale della famiglia – “Roberta – ha chiesto a chiunque sappia qualcosa di parlare – qualcosa si muove”. Nel frattempo i medici legali hanno eseguito l’esame autoptico sul corpo senza vita della 26enne, confermando – almeno per il momento – la teoria secondo cui la vittima abbia scelto scientemente di togliersi la vita. Non sarebbe emerso, di fatto, alcun dettaglio che lasci pensare ad eventuali percosse o tentativi di difesa.