Israele rifiuta categoricamente l’accusa di genocidio, tuttavia l’accanimento sulla popolazione civile risulta evidente.
Il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa – la più importante organizzazione umanitaria, tre volte Premio Nobel per la pace – ha prodotto un tragico resoconto di quanto accade nella Striscia di Gaza – o meglio, in quello che ne rimane. Il bilancio delle vittime ha superato la soglia dei 24mila, mentre 1,9 milioni di persone risultano sfollate. L’80% della popolazione è malnutrita ed è stata privata di un luogo sicuro dove rifugiarsi dal gelo invernale. Uomini, donne e bambini si coprono con scatole di cartone, il cibo scarseggia e l’acqua potabile ormai non esiste più. Centinaia di persone condividono lo stesso tetto, gli stessi servizi igienici e – di conseguenza – le stesse malattie.
Le strutture sanitarie sono rase al suolo. I volontari hanno proposto ai vertici internazionali – Israele in primis – di poter stabilire un ospedale da campo nella Striscia, in modo da fornire assistenza ai feriti. Nondimeno, l’Onu ha dovuto rifiutare la richiesta, in quanto – oggettivamente – non esistono più edifici che possano consentire ai medici ed infermieri di collocare una base di soccorso sul territorio. La Croce Rossa Italiana ha donato 231 tonnellate di farina ed avrebbe voluto fare lo stesso per quanto riguarda gli strumenti sanitari necessari per sopperire alle necessità della popolazione. Tuttavia, lo Stato ebraico impedisce ai volontari di trasferire oggetti metallici oltre il confine.
Il veto imposto da Israele, che impedisce il passaggio degli oggetti metallici, ha riguardato di conseguenza bombole d’ossigeno, generatori di corrente, bisturi per chirurghi, materiale di costruzione delle tende e persino potabilizzatori per l’acqua. “Il rischio che si diffondano epidemie è concreto” – tuona Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa italiana – “è dovuto anche alla mancanza di acqua pulita”. Non ha mancato inoltre di denunciare gli attacchi efferati contro il personale sanitario e le ambulanze, le quali – secondo la Convenzione di Ginevra – sono tutelati dal diritto internazionale umanitario. Ciò nonostante, i medici della Mezzaluna Rossa palestinese vengono sistematicamente colpiti dai raid dell’Idf.
Israele, il cui leader sostiene di aver esercitato esclusivamente una pressione contro Hamas e rifiuta l’accusa di genocidio, impedisce ai camion umanitari di attraversare il confine. “Sappiamo come alleviare tutta questa sofferenza” – le parole di Tommaso Dalla Longa, portavoce della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) – “ma ci viene impedito di farlo”. Prima della guerra erano quasi 600 i camion che, ogni giorno, raggiungevano la Striscia. Ora le forze armate israeliane ne consentono il passaggio a poche decine, se non – talvolta – a nessuno. “Chiediamo a tutte le parti in conflitto e ai vari partner l’accesso sicuro degli aiuti umanitari a tutta la Striscia di Gaza” – Dalla Longa conclude così la sua arringa.
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