Gelido, impassibile, arido e determinato, il premier israeliano annuncia che la guerra contro Hamas potrà essere vinta solo fra qualche mese.
Di Benjamin Netanyahu colpisce la freddezza, quando nega ogni diritto agli abitanti della Striscia di Gaza. Costretti a fare da bersaglio ai bombardamenti, non avendo nemmeno lo spazio per scappare, i civili sono condannati a morte in quanto palestinesi. E ciascuno di loro è di fatto equiparato ai più feroci terroristi di Hamas, anche se è un bambino. La maggioranza delle vittime è formata infatti da donne e bambini.
Nella Striscia, quando ci si sveglia, per lavarsi si riceve solo, dal rubinetto di casa, acqua di mare. La corrente elettrica viene messa in rete solo per poche ore al giorno. Manca il cibo, l’acqua potabile scarseggia. Chi ha dovuto fuggire verso sud, nei campi profughi, viene bombardato anche lì, e se sopravvive deve arrangiarsi a tirare avanti anche senza servizi igienici. Ciononostante, Netanyahu asserisce che la guerra non è ancora vinta. I morti sono 25mila: ancora troppo pochi, perché Hamas è ancor oggi attiva, spara alcuni razzi e detiene gli ostaggi.
Garantisce, il premier, che il governo non si accontenterà di nulla di meno della vittoria finale, ovvero la totale distruzione di Hamas. Come ciò sia possibile salvando gli ostaggi è ancora incomprensibile. E di che vittoria si possa parlare, dopo uno sterminio, sfugge all’umana sensibilità. In più, il premier si oppone alla creazione di uno Stato palestinese, contro tutte le risoluzioni Onu. Dal fiume Giordano al Mediterraneo, Israele deve controllare tutto il territorio. Netanyahu è convinto che sia suo dovere dire di no agli Stati Uniti: se ci saranno due Stati, la sovranità di Israele sarà impossibile.
Dopo le dichiarazioni del premier, la Casa Bianca fa sapere di non aver cambiato idea. Joe Biden rimane dell’idea che occorrano due Stati per raggiungere la pace. Da tre settimane il presidente americano non parla più direttamente con l’alleato. Biden aveva chiesto di ridurre l’intensità degli attacchi ma Netanyahu non ha rallentato affatto. Eppure nessuno ferma Israele, contestato nelle piazze di tutto il mondo e probabilmente mai così impopolare.
Il Parlamento europeo ha votato a maggioranza una risoluzione per il cessate il fuoco permanente, e gli sforzi di trovare una soluzione politica, purché gli ostaggi vengano liberati subito e senza condizioni. Sciogliendo, inoltre, l’organizzazione di Hamas, il cui assalto del 7 ottobre viene duramente condannato. Il pronunciamento, però, non è vincolante, e Israele quindi procederà di testa propria, senza trattare con nessuno. La maggioranza è stata a favore, con 312 voti favorevoli contro 131 contrari e 72 astensioni, fra le quali l’Italia.
Quanto a Joe Biden, è in guerra a propria volta, contro gli Houthi, che combattono gli alleati di Israele per solidarietà verso il popolo palestinese. Anche in questo caso le bombe non hanno generato alcuna sicurezza e nessuna vittoria: gli attacchi dei ribelli yemeniti proseguono contro le navi mercantili americane. La risposta del presidente americano, però, promette ancora una pioggia di fuoco e di bombe.
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