La tragedia di Bronson Battersby: il bambino di due anni morto di stenti nel Regno Unito dopo la morte del suo papà.
Il Regno Unito è sotto shock a causa di una tragica vicenda che ha svelato le profonde crepe nel sistema di assistenza sociale del paese. Bronson Battersby, un bimbo di soli due anni, è morto di stenti nella sua casa di Skegness, nel Lincolnshire. Il piccolo era accanto corpo senza vita del padre, Kenneth, colpito da un infarto. La scoperta dei due corpi, avvenuta il 9 gennaio, ha sconvolto l’opinione pubblica britannica.
La madre di Bronson, Sarah Piesse, 43 anni, separata da Kenneth, è stata quella che ha riconosciuto il corpo del piccolo. La tragedia ha avuto contorni ancora più angoscianti quando è emerso che il bambino era stato affidato al padre per le festività natalizie. E sembra che il suo corpo sia rimasto accanto a quello del padre per almeno due settimane prima che venisse scoperto. Inoltre, la cronologia degli eventi ha scatenato una serie di polemiche e accuse nei confronti dei servizi sociali.
Com’è avvenuta la scoperta
Secondo quanto riportato dalla stampa locale, un operatore comunale aveva cercato di ispezionare la casa il 2 e il 4 gennaio, ma nessuno aveva risposto. Nonostante le segnalazioni alla polizia, l’intervento è avvenuto solo il 9 gennaio. Sarah Piesse ha dichiarato che i servizi sociali erano a conoscenza dei problemi di salute di Kenneth e dei rischi a cui il bambino era esposto.
Il referto del medico legale, emesso martedì, ha escluso l’avvelenamento da monossido di carbonio, inizialmente ipotizzato come causa del decesso. Kenneth è morto di infarto, mentre Bronson è deceduto a causa della fame e della sete. La madre, distrutta dal rimorso, ha dichiarato di essere in un “incubo vivente” e ha accusato gli assistenti sociali di non aver fatto abbastanza per proteggere il figlio.
Il caso di Bronson Battersby ha portato alla ribalta il problema della solitudine e dell’isolamento, fenomeni sempre più diffusi nel Regno Unito. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Oxford e dall’Imperial College e pubblicata sul Journal of the Royal Society of Medicine, il numero di persone trovate morte molto tempo dopo il decesso è in costante aumento dal 1980, attribuibile alla crescente disgregazione delle reti di supporto sociale formali e informali.
La vicenda di Bronson non è un caso isolato. Nel 2021, un altro tragico episodio ha visto il ritrovamento del corpo “mummificato” di Laura Winham, 38 anni, affetta da schizofrenia, tre anni dopo la sua morte. Questi eventi mettono in luce la necessità di affrontare l’emergenza della solitudine e di rafforzare i meccanismi di controllo e assistenza nelle situazioni familiari a rischio.
Il caso di Bronson Battersby ha suscitato indignazione a livello nazionale, portando il dibattito fino ai corridoi del Parlamento. Il governo ha espresso sconcerto per la tragedia e ha promesso un’inchiesta approfondita per individuare eventuali responsabilità nelle istituzioni coinvolte.