Usa e UK sostengono di aver conquistato diversi successi militari nella lotta contro gli Houthi. I ribelli, però, smentiscono categoricamente.
“Le forze americane hanno colpito un sito radar dello Yemen“ – hanno garantito le flotte americane e britanniche, impegnate nel contrasto dei ribelli Houthi che dominano il Mar Rosso – “Questo attacco è stato condotto dalla Uss Carney (DDG 64) con missili Tomahawk”. Usa e UK concordano, dunque, sull’efficacia delle operazioni militari navali in atto, sostenendo a gran voce di aver neutralizzato una delle basi operative dell’organizzazione yemenita filo-iraniana. La distruzione di suddetto radar dovrebbe – a detta loro – ridimensionare la capacità dei nemici di individuare le navi in transito e quindi conseguentemente attaccarle.
Il nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto in merito agli ultimi aggiornamenti ricevuti dagli alleati occidentali, spiegando che “l’Italia non può partecipare ad missioni di guerra se non c’è l’approvazione del Parlamento”. Concetto, questo, che non l’ha esulato dall’esprimere pieno sostegno politico all’impresa degli Stati Uniti e del Regno Unito. I due colossi occidentali, di comune accordo, hanno deciso di intervenire in seguito alle pressioni crescenti degli “amici di Hamas”. Nel frattempo gli “imputati” sbeffeggiano i loro nemici, confutando la teoria secondo cui le ultime operazioni di contrasto abbiano dato veramente l’esito da loro sperato.
Gli Houthi sbeffeggiano Usa e UK
Mentre Usa e UK si crogiolano nei loro illusori successi, il portavoce dei ribelli Mohammed Abdulsalam smentisce categoricamente il resoconto prodotto dai due colossi occidentali. Egli, di fatto, ha spiegato che l’attacco del 12 gennaio – contro il sito radar – non ha provocato ingenti perdite e, di conseguenza, non incide minimamente sulla pianificazione delle rappresaglie ai danni delle navi commerciali in transito nello stretto di Bab al-Mandab. Al contrario, il funzionario yemenita Nasruldeen Amer ha garantito “una risposta forte ed efficace” contro gli alleati di Israele.
Nel frattempo in Medioriente la questione israelopalestinese sfugge di mano ai leader politici. Nella città di Teheran, capitale dell’Iran, una folla di manifestanti si è presentata di fronte all’ambasciata britannica per protestare contro gli attacchi congiunti Usa-UK. I presenti hanno dato fuoco alla bandiera americana, inglese e israeliana. L’onda di odio prodotta dalle azioni efferate delle Idf sulla Striscia di Gaza – e non solo – hanno finito per alimentare un vero tsunami, che – allo stato attuale – rischia di minare la serenità e la pace, tanto in Medioriente, quanto negli “inviolabili” confini occidentali.