Israele insiste nello sterminio, ma gli Stati Uniti hanno colpito anche oggi gli Houthi dello Yemen, che per i palestinesi stanno combattendo
Da 100 giorni il governo Netanyahu ha assunto un ruolo al di sopra di ogni legge, che nessuno può permettersi di condannare, neanche dopo 24mila vittime civili nella Striscia di Gaza. La stessa Onu, per Tel Aviv, è soltanto un’organizzazione in combutta con Hamas. E gli Stati Uniti continuano ad aiutare militarmente Israele, pur facendo dichiarazioni prudenti. Ufficialmente, è lo Stato ebraico a essere aggredito da Hamas. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan si è espresso su questa linea durante il World Economic Forum di Davos.
L’obiettivo sarebbe infatti la de-escalation, secondo Sullivan, non certo un conflitto regionale in continua espansione. Anzi, gli Stati si riservano, a suo dire, il diritto di compiere azioni ulteriori allo scopo di abbassare la tensione nel Medio Oriente, come dovrebbero fare tutti quanti. Quel che viene considerato inaccettabile non è dunque lo sterminio di 24mila abitanti della Striscia di Gaza, bensì il fatto che un gruppo come gli Houthi, dichiarato organizzazione terroristica da Washington, riesca a dirottare il mondo intero. Israele dunque può distruggere, poi ci pensa la Casa Bianca ha ripristinare l’ordine, per chiamarlo così.
Dunque non tutto è relativo: c’è ancora qualcosa di assoluto, ed è il commercio mondiale, che non può sopportare di non transitare per il Mar Rosso per essere costretto alla circumnavigazione dell’Africa. Vogliamo mettere in discussione l’economia mondiale? No, mai. E’ giusto per gli Stati Uniti che Israele bombardi continuamente la Striscia di Gaza, mentre il commercio mondiale procede imperterrito. La Casa Bianca si erge a nume tutelare dei traffici marittimi intercontinentali, dell’import-export e delle statistiche sul Pil. Bisogna combattere, naturalmente per difendersi. Sono gli Houthi ad aggredire.
Nelle ultime ore le forze armate a stelle e strisce sono state costrette a rispondere ad altre minacce dei guerrieri yemeniti sostenuti dall’Iran. Lo Yemen, va ricordato, assomiglia più a un’espressione geografica che a una realtà istituzionale: lo Stato si è spezzettato almeno dal 2014 e non garantisce più la sicurezza. Le azioni militari degli Houthi sono prive di qualunque legittimazione da parte della comunità internazionale. La loro insistenza nel colpire le grandi navi mercantili che attraversano lo Stretto di Bal el Mandeb è criminale.
Così la notte scorsa l’aviazione americana ha individuato 14 postazioni degli Houthi con missili già pronti sulle rampe di lancio per essere proiettati verso le navi e le ha bombardate. I militari hanno riferito di essere stati costretti a colpirle per stroncare sul nascere l’imminente pericolo. La Marina degli Stati Uniti infatti è presente da tempo nella regione con una flotta e con 5mila marines. E i ribelli da parte loro hanno colpito anche oggi una nave americana con un drone. A bordo è scoppiato un incendio, che è stato subito domato.
Gli Houthi sono un movimento sciita, con lo stesso nome di un leader locale ucciso anni fa, il cui poster viene mostrato nelle manifestazioni popolari. Nel 2014 hanno preso il potere mediante una guerra civile, conquistando con un colpo di Stato anche la capitale Sana’a. Grazie alla convergenza dell’Iran ora contano su un esercito di 120mila uomini, che ha già inflitto perdite rilevanti all’Arabia Saudita. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle, l’Arabia Saudita è da loro accusata per essere stata troppo compiacente verso la Casa Bianca.
Lungo le coste dello Yemen ci sono dal 2021 alcune navi di Teheran. E’ stata notata la nave Behshad, un cargo-spia dei Guardiani della Rivoluzione islamica iraniana. L’organizzazione ribelle promette battaglia e usa un linguaggio minaccioso, nello stile dei suoi alleati di Teheran. Infatti un funzionario houthi, Ali al-Qahoum, ha fatto sapere con un tweet che è in corso una guerra aperta e che i nemici devono aspettarsi attacchi e risposte sconvolgenti, potenti e schiaccianti.
Questi sciiti ritengono che gli Stati Uniti, presenti nel Mar Rosso assieme alla marina britannica, dimostrino con insistenza un comportamento ostile e criminale verso lo Yemen, come ha scritto al-Qahoum. L’Unione europea ha deciso di inviare una propria missione militare. Non tutti i 27 Stati membri sono d’accordo, ma le navi militari di Francia, Germania e Italia salperanno per proteggere, nel Mar Rosso, le navi mercantili sulla rotta tra il golfo di Aden, lo Stretto Bab el Mandeb (in italiano Stretto delle Lacrime, o Stretto del Lamento Funebre) e il canale di Suez, ampliando l’operazione militare già in corso nell’area dello Stretto di Hormuz.
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