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Esteri

Israele ha incendiato il Medio Oriente

Published by
Maria Vittoria Ciocci

In poco più di 100 giorni, lo Stato di Israele ha acceso fin troppe micce. L’incendio imperversa in Medioriente.

L’escalation ha inizio, quasi sempre, con l’ormai nota “guerra lampo”. Un’operazione militare pianificata facendo i conti senza l’oste. Si sottovaluta, in genere, il nemico e ciò comporta lo sviluppo di una condizione di limbo, nella quale entrambe le fazioni esercitano la reciproca forza. A questo punto, quando la fine appare inesorabilmente lontana, altre potenze entrano in gioco, nel vano e utopico tentativo di fungere da mediatrici. Le tensioni – così – si estendono, tanto da coinvolgere interi continenti. Un riassunto, questo, di come hanno avuto origine i due conflitti mondiali e la ragione per cui il lancio della prima bomba sulla Striscia di Gaza ha implicato l’imperversare del fuoco in Medioriente.

Israele ha incendiato il Medioriente – foto: ansa – rationalinternational.net

Israele attacca Gaza, mentre – non contento – istiga i coloni illegali contro i palestinesi in Cisgiordania. Usa e Ue si schierano dalla parte di Benjamin Netanyahu, inviando armi e sostenendo una guerra che, di fatto, non ci appartiene. I “vicini di casa” così si indispettiscono, giustamente, e si schierano dalla parte della “vittima”. Hezbollah in Libano, Houthi nello Yemen – entrambi sostenuti dall’Iran – minacciano di entrare attivamente in guerra. Monologhi al vento che non attecchiscono – o almeno, così sembra – nella mente delle principali potenze occidentali. Si sottovaluta, come sempre, il nemico, crogiolandosi nell’arroganza di essere più forti. Ed ecco dunque che un flebile fiamma, se abbandonata a sé stessa, ha il potere di divenire un inarrestabile incendio.

L’escalation del conflitto israelopalestinese

Qualcuno parla di terzo conflitto mondiale, mentre qualcun altro si lascia andare ad una sonora risata esprimendo il suo disaccordo in merito. Analizzando i fatti, è evidente che – almeno per il momento – non possiamo certo considerare il conflitto come globale, è vero, ma poco ci manca. Il Medioriente è imprigionato in una lotta ferro e fuoco: l’Iran, oltre a finanziare le rappresaglie di Hezbollah e degli Houthi, si trova a dover contrastare il ritorno epocale degli esponenti dell’Isis in Siria ed Iraq.

Gaza rasa al suolo – foto: ansa – rationalinternational.net

Un epilogo prevedibile, considerando l’attentato consumato a Kerman. I vertici iraniani hanno dunque confermato di aver colpito una “base del Mossas” e alcuni “obiettivi Isis”. Il Mar Rosso è divenuto impraticabile e, per chi non se ne fosse reso conto, le potenze mondiali dovranno affrontare ben presto una guerra sul piano economico. Gli Houthi hanno impedito gli scambi commerciali nel canale di Suez – tratta più veloce per il Mar Mediterraneo. Questo tocca principalmente Usa e Ue, ma anche Cina e Russia.

Nel frattempo a Gaza i palestinesi continuano a morire. I media locali hanno denunciato la morte di 132 vittime in meno di 24 ore. E, mentre le Idf si concentrano sull’annientamento di Hamas, lo Stato di Israele – per la prima volta dall’attuazione della prima offensiva militare – subisce le conseguenze dell’odio dei suoi nemici. A Ra’anan – a 19 km da Tel Aviv – si è consumato il primo attentato dal 7 ottobre scorso: due palestinese sono stati arrestati, mentre 17 persone sono rimaste ferite ed una ha perso la vita.

Maria Vittoria Ciocci

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