Le tensioni consumate nelle acque del Mar Rosso riguardano i cittadini europei in prima persona. Si faranno di nuovo i conti con l’inflazione.
Gli alleati di Hamas dominano il Mar Rosso: i sempre più frequenti attacchi dei ribelli Houthi hanno implicato l’interruzione dei viaggi commerciali presso il Canale di Suez, il percorso più veloce per il Mar Mediterraneo. Le navi devono quindi circumnavigare l’Africa, passando per Capo di Buona Speranza ed allungando notevolmente il tragitto. L’incremento delle tempistiche è direttamente proporzionale all’aumento dei costi – da 3000 a 6000 dollari a tratta. Nel frattempo, il rischio di ripercussioni da parte dei terroristi ha implicato la diminuzione dei viaggi commerciali organizzati nella zona rossa: 500mila navi, divenute ad oggi solo 200mila.
La bocca del Mar Mediterraneo accoglie il 12% del traffico commerciale mondiale. Questo include generi alimentari, ma anche microchip, gas naturale, carburante e petrolio. In particolare, quest’ultimo – a causa del prolungamento della tratta – ha subìto un notevole rincaro, corrispondente attualmente ad 80 dollari al barile. La situazione potrebbe precipitare nelle prossime settimane, quando il costo della benzina raggiungerà nuovamente 1,8-2 euro al litro. Ennesimo colpo, questo, per i cittadini che si troveranno a combattere nuovamente con le conseguenze dell’inflazione. L’ultima volta che il carburante aveva raggiunto un tale valore risale al 2021, quando Putin diede ordine di attaccare l’Ucraina e l’Ue interruppe gli scambi commerciali con il gigante russo.
Tesla e Volvo abbandonano l’Europa
Tesla e Volvo hanno interrotto momentaneamente la produzione presso le sedi aziendali europee. La prima, di proprietà di Elon Musk, ha stabilito lo shutdown dal 29 gennaio all’11 febbraio, a causa del rallentamento delle reti di rifornimento. L’impossibilità delle navi di attraversare il Mar Rosso ha implicato diverse problematicità soprattutto riguardo i tempi di spedizione. Il personale operativo non può procedere in quanto sprovvisto di materiale.
Su questo è intervenuta anche S&P Global Market Intelligence che, attraverso la diffusione di alcuni dati, consente di comprendere le tragiche conseguenze delle tensioni mediorientali: il canale di Suez è attraversato dal 41,3% dei veicoli e dal 20,8% di componenti per auto scambiati in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. I rischi di un ridimensionamento repentino degli scambi commerciali riguardano però anche capi di abbigliamento, elettrodomestici, prodotti chimici, giocattoli, siderurgia, prodotti agricoli, riso e tè. E mentre l’Occidente teme il consumarsi di un’escalation, Usa e Regno Unito dichiarano guerra ai ribelli Houthi.