La vittoria di William Lai alle elezioni presidenziali taiwanesi potrebbe spingere il rivale cinese ad intervenire. Joe Biden non vuole guai.
La volontà popolare si è espressa con la vittoria schiacciante di Lai Ching-te, noto come William Lai, esponente del Partito Democratico Progressista taiwanese. Far ricadere la propria scelta su di lui, implica la manifestazione del desiderio di indipendenza ed autonomia dalla minaccia onnipresente del colosso cinese. Nondimeno, Xi Jinping ha ben altri piani per il territorio. Ambizioni, queste, che incontrano il sostegno dell’alleato russo Vladimir Putin, il quale – considerando quanto accade in Ucraina dal funesto febbraio 2021 – comprende perfettamente i sogni espansionistici del leader orientale.
Peccato che quest’ultimo dovrà necessariamente fare i conti con il 40,5% dei taiwanesi, i quali – in data gennaio 2024 – hanno espresso chiaramente di non aver intenzione di cadere sotto la sua egemonia. La garanzia di libertà offerta da Lai, indispettisce ovviamente il rivale cinese. Xi Jinping non è l’unico a mirare alla riunificazione, in quanto ampiamente sostenuto dal suo esercito. Laddove i taiwanesi dovessero perseverare nella manifestazione della propria indipendenza dalla Cina, quest’ultima potrebbe scegliere di ricorrere – prevedibilmente, in realtà – ad un’operazione militare mirata sul territorio. Piano, questo, che vedrà sicuramente il sostegno di Putin e che, inaspettatamente, incontra l’indifferenza del democratico americano Joe Biden. Il Presidente degli Stati Uniti d’America se ne lava le mani e volta le spalle a Taiwan.
Il democratico volta le spalle a Taiwan
Il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, in occasione dell’incontro con Zelensky, ha parlato di “mondo libero” e di lotta contro le egemonie dittatoriali. In questo utopico e pacifico “mondo” dovrebbero rientrare anche gli Usa. Ebbene, sembra tuttavia che gli Stati Uniti – da sempre garanti della democrazia e ferventi sostenitori di tutti coloro che lottano in nome della libertà – abbiano scelto invece di ispirarsi alla “neutrale Svizzera”, dissociandosi categoricamente dai moti di indipendenza rivendicati da Taiwan.
Una posizione, questa, che ha stupito la comunità internazionale e che si fonda sul desiderio del gigante atlantico di non inimicarsi uno dei più potenti alleati di Vladimir Putin. Attualmente, tra Joe Biden e Xi Jinping, intercorre un formale e relativamente pacifico rapporto, il quale si concretizza nel ridimensionamento delle sanzioni commerciali a discapito dei prodotti cinesi venduti in America e nel contrasto dello spaccio del fentanyl – potente oppioide realizzato in Cina e principale causa delle morti per overdose nei tossicodipendenti statunitensi. E’ sulla base di questo che il Presidente americano ha espresso pubblicamente la sua sentenza: “Gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan”. Poiché sì, difendono le democrazie, ma solo quelle che rientrano nei loro personali interessi.