Michele Verdi, imprenditore presso un’azienda zootecnica, si è tolto la vita. La crisi economica e i debiti l’hanno ucciso.
Un’odissea iniziata più di dieci anni fa e culminata con la morte di Michele Verdi, proprietario di un’azienda zootecnica situata tra Laterza ed Altamura. L’onestà e il duro lavoro non hanno potuto nulla contro la scorrettezza della clientela. Ritardo nei pagamenti e talvolta furto del prodotto offerto dall’imprenditore 53enne. I debiti hanno iniziato ad accumularsi, per poi lievitare inesorabilmente durante la pandemia. Michele decise quindi di aprire un mutuo agrario del valore di 60mila euro, nella speranza di sopperire alla pericolosa crisi finanziaria che lo stava travolgendo. Mancavano 40mila euro da restituire, a due società di credito.
L’imprenditore si rivolse a quel punto ad un consulente tecnico d’ufficio, il quale valutò l’azienda per un valore di 330mila euro, cifra che – all’asta – scese progressivamente, tanto da raggiungere appena 24.700 euro. Spinto dal tentativo di salvare quel poco che rimaneva del suo lavoro, richiese l’intervento della legale Antonella Semeraro, la quale – con la collaborazione della presidente del Movimento per la legalità, Rachele Ciardo – trovò una via d’uscita ai problemi finanziari dello sfortunato cliente. Verdi avrebbe dovuto utilizzare gli introiti della vendita dell’azienda per pagare una parte dei debiti, per poi estinguerli definitivamente attraverso una soluzione rateale.
Il corpo senza vita in un capannone
Il 4 gennaio Michele Verdi e sua moglie avrebbero dovuto incontrare un possibile acquirente, tuttavia – dell’imprenditore neppure l’ombra. La moglie, allarmata, ha chiesto ad un amico di verificare che non fosse successo nulla di grave. Quest’ultimo ha raggiunto l’azienda ed ha cercato il 53enne nei capannoni adiacenti alla sede principale. Il suo corpo inerme oscillava nel vuoto: Michele si è tolto la vita, travolto dalla consapevolezza di aver perso tutto.
Si è arrampicato su un trattore, poi su una balla di fieno, in modo da raggiungere il soffitto. Ha avvolto il suo fragile collo ad una corda ed ha lasciato che la balla di fieno rotolasse via. “Era una gran brava persona” – le parole della legale – “un gran lavoratore”. Di fronte ad un tale epilogo, Semeraro ha presentato un’istanza di sospensione della vendita dell’azienda. Il giudice ha dunque interrotto qualsiasi atto di vendita e stabilito che, almeno per ora, la moglie di Michele subentrerà al marito scomparso. Ora spetta alla donna il compito di salvare quel che resta dell’esistenza di Verdi, ucciso dalla scorrettezza di coloro ai quali affidò i suoi prodotti e dall’impossibilità di rimediare all’impunito danno di altri.