Israele continua a provocare le potenze sbagliate. Il pericolo di un’escalation disastrosa diviene sempre più tangibile e concreto.
Il 9 gennaio Anthony Blinken concluderà l’ennesimo tour diplomatico del Medioriente. Il Segretario di Stato americano ha fatto visita al Qatar, Giordania, Turchia e Grecia, mentre lunedì 8 gennaio ha incontrato il leader degli Emirati Arabi Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed e il principe ereditario Mohamed bin Salman in Arabia Saudita. L’obiettivo di Blinken risiede nel tentativo di evitare una pericolosa escalation nel conflitto israelopalestinese, oltre a persuadere il “caro amico” israeliano a favore un accordo di pace che soddisfi entrambe le nazioni coinvolte.
Pensiero che, per quanto onorevole, entra in contrasto con i sostanziosi finanziamenti militari statunitensi che, periodicamente, finiscono nelle tasche dello Stato ebraico. In Arabia Saudita, Blinken ha avuto modo di dialogare con l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea, Josep Borrell. “Abbiamo confrontato le note sui nostri colloqui nella regione” – ha spiegato quest’ultimo – “e gli sforzi per ridurre la tensione, alleviare la catastrofe in corso a Gaza e rafforzare il ruolo indispensabile delle Nazioni Unite”. Peccato che, mentre la comunità internazionale si impegna nella pianificazione di un accordo di pace, Benjamin Netanyahu sembra intenzionato ad inimicarsi le potenze sbagliate, quelle – oggettivamente – più reattive.
Israele incosciente dei rischi
Visite diplomatiche prive di sostanza: Israele non ascolta nessuno e continua indomito la sua battaglia – utilizzando le bombe americane. Benjamin Netanyahu sembra incosciente dei rischi, una sconsiderata disconnessione dalla realtà che lo spinge a provocare i vicini di casa più reattivi. Hezbollah ha denunciato la morte di Wissam Hassan Al Tawil – vicecapo di Radwan, unità militare speciale libanese – durante un raid israeliano sulla città di Khirbet Selm, ad una decina di chilometri circa dal confine israeliano.
Le forze di difesa israeliane, oltre a concentrare le operazioni militari nella città di Khan Younis – a sud della Striscia, hanno confermato la neutralizzazione di diversi obiettivi operativi di Hezbollah. In merito all’uccisione del vicecapo di Radwan, “l’imputato” non ha rivendicato l’attacco. Ciò nonostante, i principali esponenti di Hezbollah non hanno dubbi in merito. La minaccia del leader Hassan Nasrallah si fa sempre più concreta: è inverosimile che il Libano rimanga quieto ancora per molto. A quel punto Israele rimarrebbe imprigionato dalle forze dei ribelli: Hamas a sud e Hezbollah a nord.