Non migliorano le condizioni in cui i cronisti possono operare nella Striscia di Gaza. Israele continua a controllare i giornalisti
La guerra in Medio Oriente continua a mietere vittime tra i civili, mentre i bombardamenti dell’esercito israeliano non si fermano e gli scontri con i miliziani di Hamas si fanno ancora sentire.
Ma il conflitto in corso all’interno della Striscia di Gaza ha fatto emergere un altro evidente problema: quello della libertà dei giornalisti. Come in ogni guerra, infatti, la libertà di raccontare cosa sta succedendo davvero è limitata, ma ora la stampa non ha nemmeno la possibilità di accedere a Gaza.
Fogli da firmare
Alcuni giornalisti, in realtà, possono entrare nella città martoriata ormai da tre mesi di bombardamenti e combattimenti. Tuttavia, questi sono sottoposti ad un enorme serie di restrizioni e limitazioni da parte dell’esercito israeliano. Per poter operare nell’area del conflitto, infatti, Tel Aviv impone restrizioni particolarmente stringenti. I cronisti che vogliono avere accesso all’area della Striscia di Gaza, infatti, devono necessariamente sottostare ad alcuni accordi che prevedono limitazioni e restrizioni. Tuttavia, si tratta di regole che non valgono solo per i giornalisti internazionali, ma anche per quelli israeliani.
I giornalisti stranieri non possono accedere autonomamente ad aree in cui non siano presenti soldati israeliani. Ma non solo, perché è obbligatorio consegnare ai funzionari dell’esercito israeliano il materiale – come foto e video – che è stato raccolto, ben prima di essere pubblicato. I media che registrano immagini e foto nelle zone di guerra, inoltre, non devono rendere riconoscibili i soldati israeliani e nemmeno fornire, anche inavvertitamente, informazioni che potrebbero rivelare la loro posizione. Non è possibile filmare le tecnologie militari sensibili o utilizzare immagini del personale militare di rango inferiore. I giornalisti, dunque, per poter operare sul campo devono accettare una serie di limitazioni, come quella di offuscare alcuni volti e permettere alla censura israeliana di vagliare le immagini prima della pubblicazione.
Lo scorso novembre le autorità dell’Idf, l’esercito israeliano, ha diffuso una direttiva in cui si chiede ai media israeliani di “sottoporre a censura il materiale che riguarda le attività delle forze di difesa e sicurezza”, ancora prima che questo venga pubblicato. All’interno del documento sono inseriti una serie di termini e argomenti che per il governo di Tel Aviv rappresenta un tabù. Una misura che ha portato alla censura – totale o parziale – di oltre 6.700 articoli e servizi.