Un’insolita tolleranza viene manifestata dal Cremlino: le mogli dei soldati sfidano le autorità e manifestano in onore dei caduti.
Vladimir Putin non ha mai mostrato tolleranza per gli oppositori politici. Il nefasto destino di Alexei Navalny, isolato in una struttura penitenziaria siberiana, ne è la prova concreta. Ci sono poi diversi attivisti sparsi sul territorio da lui presieduto, che hanno deciso di sfidare il “dittatore non dichiarato” – detto anche zar – ed esprimere la propria posizione in merito alle sue politiche. Tutti loro sono stati progressivamente arrestati. Come se non bastasse, lo scoppio del conflitto russo-ucraino non ha fatto altro che aggravare tale condizione di censura e oppressione.
Chiunque si permetta di dissociarsi dalle posizioni del leader o – ancor più – tenti di denunciare i crimini del gigante russo nel territorio vicino, deve rassegnarsi ad una dolce permanenza dietro le sbarre. Eppure, sembra che il Cremlino possieda un punto debole: le mogli dei soldati. Le donne, che da mesi attendono il ritorno dei loro amati, si sono recate di fronte alla sede del leader, per richiamare la sua attenzione e persuaderlo riguardo il ridimensionamento delle ostilità. Si è trattato di un azzardo, che tuttavia ha dato i suoi frutti. Le autorità non sono intervenute.
Il leader permaloso diventa tollerante
Le mogli dei soldati russi si sono recate di fronte alle mura maestose del Cremlino e vi hanno adagiato un fiore rosso. Una protesta simbolica, il cui obiettivo risiede nel riportare i cittadini – e lo stesso leader – alla realtà. La guerra viene narrata: si racconta di uomini pronti a tutto pur di salvare la propria patria, di abili diplomatici che si divertono a soddisfare le proprie ambizioni – come fossero bambini ai quali viene offerta una mappa di Risiko. Il numero delle vittime sconvolge sì, ma si tratta di numeri che poco toccano – infondo – la sensibilità della comunità internazionale.
Proprio su questo, le mogli dei soldati hanno concentrato la loro protesta. “In guerra muoiono delle persone” – dice una di loro – “Non dobbiamo fingere che queste persone non stiano morendo. Chiediamo il ritorno dei nostri uomini, perché non hanno scelto questa strada”. Di fronte a queste parole, nessun poliziotto o membro delle forze dell’ordine si è permesso di intervenire. Il Cremlino ha risposto alla manifestazione pacifica con religioso silenzio, senza predisporre ripercussioni per le responsabili. Per la prima volta, dunque, è emerso il punto debole di Putin: non può toccare la ragione per la quale gli uomini, al fronte, combattono ogni giorno da quasi due anni.