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Esteri

Israele, nessuna pietà per i morti di Gaza

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Paolo Zignani

Per quanto sia orrido e incredibile, i soldati israeliani hanno combattuto persino contro i morti, dopo averli dissotterrati dalle loro tombe.

“I nostri nemici vengono a perseguitarci anche nelle tombe, dopo che siamo morti”, ha dichiarato un cittadino di Gaza al microfono di un giornalista di Al Jazeera. Il servizio televisivo firmato da Ismail al Ghoul mostra in che condizioni è stato ridotto il cimitero assalito dai soldati israeliani, nel quartiere Al Teffah di Gaza City. I militari sono entrati con dei bulldozer e hanno dissotterrato i cadaveri delle vittime uccise dai loro stessi recenti bombardamenti.

Il cielo di Gaza coperto dal fumo dei bombardamenti – rationalinternational.net Ansafoto

Nessuna religione permette di fare queste cose. Rispettiamo tutte le religioni ma il nemico non ci rispetta. Sono barbari ha proseguito il cittadino. Riportati alla luce i cadaveri, i soldati li hanno schiacciati con i bulldozer, straziandoli e lasciandoli poi così com’erano, a pezzi, a cielo aperto. Salme senza vita, già sepolte, sono state trattate come fossero ancora in vita e si nascondessero sotto terra, rendendo indispensabile una seconda loro uccisione. Il terreno del cimitero è stato trattato dai bulldozer come un campo di battaglia, come se il cimitero stesso fosse un bastione nemico da distruggere a tutti i costi per la sua pericolosità.

Revocato l’umano diritto di seppellire i defunti

I resti dei corpi dilaniati sono stati lasciati fra le macerie delle case vicine e delle lapidi delle loro tombe. Il terreno appare solcato profondamente, sconvolto, senza più nemmeno l’aspetto del luogo quel che era stato. Il giornalista ha intervistato altri cittadini, che hanno riconosciuto nelle salme i loro parenti. Uno dei cittadini presenti ha raccontato di aver eretto un memoriale con una lapide, per ricordare quel che è accaduto ad Al Teffah. “Diremo una preghiera: altro non possiamo fare per loro”. Parlava dei suoi parenti, dopo aver cercato di ricomporne i resti.

Al Jazeera ha trovato sul terreno del cimitero i bossoli dei proiettili sparati dai soldati. Il giornalista poi ha seguito le tracce lasciate dai mezzi cingolati. Le salme erano state allineate su un lato del cimitero e poi giustiziate una seconda volta. Non hanno potuto scappare né da vivi né da morti, né dal bombardamento né dalla devastazione dei bulldozer. Una profanazione che ineluttabilmente fa capire che fra la vita e la morte non c’è più differenza, per chi si trova prigioniero di Gaza, che pure sarebbe ufficialmente un’enclave dell’Onu.

La strategia del terrore non conosce limite

Anche Srebrenica, però, era come Gaza una enclave dell’Onu, la cui bandiera non fermò affatto il massacro di circa 8mila persone, avvenuto nel 1995. L’Onu parlò di Apocalisse. La Corte internazionale dell’Aja lo definì genocidio e i responsabili furono condannati. Quando nel 2016 l’Isis devastò il cimitero cristiano di Deir ez-Zor, città della Siria occidentale, le cronache parlarono di croci spezzate e cadaveri sfregiati. La profanazione venne resa nota dagli autori, per mezzo di un video postato in rete.

Scene di soccorso e distruzione ogni giorno nella Striscia – rationalinternational.net Ansafoto

 

Quel che accade a Gaza supera continuamente l’immaginazione e toglie importanza ai precedenti, anche ai più squallidi nella storia delle guerre. Nel quartiere Al Teffah abita anche un cittadino che indica dov’erano sepolti suo fratello e il figlio di suo fratello. Il giornalista continua a spiegare quel che mostrano le immagini, mentre nel campo sconvolto dai bulldozer altri cittadini cercano di rimettere in ordine le tombe e le salme, se possibile. E pregano in silenzio, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto. 

 

 

 

Paolo Zignani

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