Caos in Medioriente, eravamo avvisati

Guerra e atti di terrorismo di violenza mai vista insanguinano Gaza, Israele, Libano, Siria e Iran in un crescendo di cui non si vede la fine.

Come ha sostenuto l’esperto di Medio Oriente Lorenzo Trombetta, in un video sul canale YouTube di Limes, se gli scontri fra Israele e Hezbollah, al confine col Libano, fossero accaduti prima del 7 ottobre, si parlerebbe di guerra. Oggi sembrano soltanto scontri episodici, collaterali a una guerra imponente come quella tra Hamas e Israele. Un conflitto che ha come conseguenze altri teatri di guerra o terroristici anche in Iran e in Siria.

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L’appartamento in cui si trovava Arouri, distrutto da un drone – rationalinternational.net Ansafoto

La soglia d’attenzione è infatti salita enormemente, considerato l’enorme numero di morti nella Striscia di Gaza, già più di 22mila. Israele sta cercando di ripristinare la propria deterrenza, senza però riuscirci. Hamas infatti detiene ancora decine e decine di ostaggi di cui non sta trattando il rilascio. Nel 2006, Israele scambiò il proprio soldato Gilad Shalit, prigioniero di Hamas per cinque anni, con 1.024 prigionieri palestinesi. I rapporti di forza, da allora, sono molto cambiati.

Il ruolo ambiguo dell’Iran, fra prudenza e aggressività

L’Iran dà sostegno a diverse formazioni armate, per contrastare Israele e gli Stati Uniti: gli Houti in Yemen, Stato ridotto ormai a brandelli, Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano. Le minacce di Teheran sono sempre particolarmente elevate, eppure, anche dopo essere stato colpito direttamente, con vere e proprie stragi, l’Iran per ora non entra in guerra.

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Funerale di Teheran per una delle vittime della strage di Kerman – rationalinternational.net Ansafoto

Il 25 dicembre è stato ucciso da Israele, con tre missili sganciati su un quartiere periferico di Damasco, Sayyed Razi Mousavi. Un prestigioso leader dei Guardiani della Rivoluzione, un generale tra i più importanti della Repubblica islamica. Era a capo del coordinamento militare tra Siria e Iran. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha annunciato che Israele pagherà per il grave delitto. Avvenuto comunque in Siria, usata ancora una volta come terreno di scontro tra i Paesi vicini, evitando così un coinvolgimento diretto troppo vistoso.

Dallo sterminio di massa agli omicidi dei capi nemici

Il 2 gennaio Israele ha compiuto l’omicidio del numero due di Hamas, Saleh al Arouri, a Dahiya, un quartiere di Beirut. E’ stata un’altra azione mirata, compiuta con precisione chirurgica, ancora più rigorosa di quella che ha eliminato Mousavi. Il drone ha distrutto l’appartamento in cui si trovava Arouri. Un modus operandi notevolmente diverso dai bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dove gli obiettivi civili sono considerati militari, perché, per le informazioni ricevute dai servizi segreti, vengono colpiti i luoghi in cui i capi di Hamas si nascondono.

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Il funerale collettivo delle vittime della strage di Kerman – rationalinternational.net Ansafoto

Saleh al Arouri faceva parte del braccio politico di Hamas, con il compito di tenere i rapporti con Hezbollah. E’ stato colpito con un drone il luogo in cui si trovava, assieme a due comandanti delle brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, evitando però di danneggiare una pasticceria accanto. Un’azione militare che dà il chiaro messaggio di colpire solo l’organizzazione terroristica palestinese, non il Libano, come ha chiarito Lorenzo Trombetta.

Israele è tornata a colpire a Dahiya, ma senza strage

L’attacco è avvenuto proprio nel quartiere Dahiya, che nel 2006 aveva dato il nome alla “dottrina Dahiya” spiegata allora dal generale israeliano Eizenkot. Un modus operandi che prevede l’uso della forza sproporzionata, per ristabilire la deterrenza di Israele. Un esempio spaventoso lo si constata proprio nello sterminio di massa della Striscia di Gaza.

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A Sana’a (Yemen) la folla protesta contro la protezione multinazionale offerta alle navi – rationalinternational.net Ansafoto

Se gli omicidi di Mousavi e Arouri erano azioni mirate, il massacro di Kerman, al centro dell’Iran, non ha avuto pietà della folla che era venuta a commemorare Qasem Soleimani nel Cimitero dei Martiri. I morti sono stati 88, con un centinaio di feriti, a causa di due esplosioni a una decina di minuti di distanza. L’attentato è stato rivendicato dall’Isis, con una modalità tipica degli attacchi più sanguinari della jihad.

Bagno di sangue per un atto di violenza simbolica

Soleimani, capo militare della Brigata Santa, oltre che Guardiano della Rivoluzione, era stato ucciso il 3 gennaio 2020 su ordine della Casa Bianca, sotto la presidenza di Donald Trump. Era talmente popolare che nel giorno della sepoltura, sono morte per la ressa ben 56 persone, con 212 feriti. La commemorazione, nel quarto anniversario dell’assassinio, suo e di altre otto persone, era molto sentita. E’ stato ucciso mentre raggiungeva, a bordo di un’automobile del convoglio che lo accompagnava, l’aeroporto di Bagdad.

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Corteo di protesta a Teheran contro la strage di Kerman – rationalinternational.net Ansafoto

L’Iran in un primo momento ha dato la responsabilità dell’attentato agli agenti di Israele e Stati Uniti, come ha sottolineato Lorenzo Trombetta. Gli agenti, ovvero chi ha agito per conto dello Stato ebraico e della Casa Bianca, che da parte loro hanno condannato l’efferata strage. L’Iran, d’altro lato, è un grande Paese con diversi gruppi ribelli che ne contestano violentemente i vertici.

Lo spettro dei jihadisti votati agli atti più sanguinari

La retorica bellicosa di Teheran ha mantenuto un atteggiamento cauto, per ora, pur giurando vendetta. Va tenuto presente che l’Iran, trovandosi in crisi economica, con una parte rilevante della popolazione in miseria, non appare in grado di permettersi una guerra impegnativa. Finora la Repubblica islamica ha preferito sostenere i soggetti attivi nei Paesi vicini a Israele. Un altro gruppo entrato più volte in azione sono gli Houti dello Yemen, che hanno impedito varie volte il transito di grandi navi commerciali dei Paesi alleati con Israele. Lo Yemen ha una sponda del Mar Rosso, solcato dai mercantili provenienti dal Canale di Suez.

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Folla in lacrime per il funerale di Mousavi a Teheran – rationalinternational.net Ansafoto

Nemmeno il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, pur annunciando una vendetta ineluttabile sul campo di battaglia, ha dichiarato guerra contro Israele. Le tensione rimane però particolarmente alta. Contemporaneamente il prestigio di Israele nel mondo è decaduto. In tutto il mondo le piazze si sono gremite di manifestanti a favore del popolo palestinese, che non può fuggire dai bombardamenti in alcun modo, costretto a rimanere confinato in un lager a cielo aperto.

 

 

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