La propaganda anti-russa si affievolisce ed emergono nel mondo occidentale analisi più veritiere e credibili sulla disastrosa guerra d’Ucraina
Se Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali, l’eventualità di un miglioramento dei rapporti con la Russia sarà più probabile. Tuttavia, anche nel caso di un successo di Joe Biden gli Stati Uniti non possono più considerare utile la prosecuzione dell’incondizionato sostegno all’Ucraina. Almeno nella forma dispendiosa e infruttuosa di questi due anni. L’esperto di geopolitica Dario Fabbri, direttore di Domino, ha messo in evidenza che sono ormai gli apparati dirigenziali americani, i quadri e i funzionari a prendere atto del non senso dell’ostilità verso la Russia.
Il discorso alle nazione del presidente cinese Xi Jinping ha confermato una volta di più quanto si siano stretti i legami fra Pechino e Mosca. Il vantaggio per la Cina è evidente: trattasi di forniture di grano e di gas a basso prezzo e di lunga durata. Pagando con la moneta di Pechino. Gli scambi commerciali tra Pechino e Mosca hanno superato i 200 miliardi di dollari, e così la Cina, primo rivale degli Stati Uniti, grazie alla guerra d’Ucraina, ha avuto in dono dagli Stati Uniti un’alleanza con la Russia ancora più stretta e più preziosa.
Pechino trae beneficio della guerra d’Ucraina
Durante il mandato presidenziale di Trump, fra 2016 e 2020, erano gli apparati statunitensi a trattenere la Casa Bianca dall’eccessiva vicinanza con la Russia. Ed era Trump, come ha ricordato Dario Fabbri in un intervento su La7, a prendere a modello la verticalità delle istituzioni politiche russe. Atteggiamento che era costato al tycoon un tentativo di impeachment. Infatti, i servizi segreti americani avevano intercettato il presidente mentre minacciava Zelensky di negare una fornitura di armi, se non avesse indagato a fondo sul figlio di Joe Biden. L’impeachment chiesto dai democratici poi fallì.
Allora, Trump usò lo stile autoritario che ammirava in Vladimir Putin, il quale, in realtà, ha dimostrato di saper garantire un equilibrio duraturo fra poteri distinti. Esercito, servizi segreti, milizie private, poteri locali, minoranze etniche e religiose nella Federazione Russa hanno trovato una stabilità, grazie a un sottile gioco d’alleanze, che non impegna mai eccessivamente lo zar. Nemmeno la pericolosa rivolta e morte di Prigozhin hanno compromesso Putin, che ne è uscito rafforzato. E’ appunto questa abilità di gestione del potere che Donald Trump non ha mai dimostrato. Gli Stati Uniti, però, hanno estremo bisogno di non subire la potenza economica di un gruppo di alleati, come i Brics, che nel corso degli ultimi anni sono diventati più forti.
Il pressing degli apparati condiziona la Casa Bianca
Le due guerre principali attualmente in corso sono diventate un problema di prima grandezza, in particolare quella d’Ucraina, dove la stessa narrazione atlantista, così trionfalistica, si è rivelata controproducente. E’ stato spesso osservato che agli Stati Uniti non è stato necessario vincere tutte le guerre combattute, per esercitare una supremazia globale. Il successo americano si è sviluppato economicamente, anche in caso di mancato successo militare. L’Ucraina però rappresenta sia una sconfitta che un indebolimento economico.
Quindi urge cambiare strategia, come stanno chiedendo gli apparati americani, tornando a dialogare con la Russia. La quale è riuscita a sostenere i costi bellici meglio del previsto, riconvertendo rapidamente le industrie. L’Ucraina invece si è rivelata troppo dipendente dagli alleati e troppo penalizzata dalla corruzione. Aiutare Kiev contando su Kiev, dove il potere è dispersivo, è diventato praticamente impossibile. Lo stesso Joe Biden, che pure ha minacciato Putin già prima dell’invasione del Donbass, in caso di rielezione sarebbe indotto dagli apparati a rivedere l’atteggiamento verso la Russia.
E la guerra? Non è più sostenibile come in passato, per la Casa Bianca. Ormai il Cremlino avrebbe interesse a ottenere un accordo. In fondo, l’Ucraina è talmente indebolita, che in futuro per Mosca potrebbe essere più facile sottrarre a Kiev altre regioni. Nessuno si avventura in una previsione sulla durata della guerra, nemmeno Dario Fabbri. Quest’anno però le elezioni in Ucraina, in Russia e negli Stati Uniti potrebbero dare una svolta, ponendo fine a una tragica strage di civili che non provoca altro che dolore.