In Corea del Sud l’esponente politico Lee Jae-myung è stato ferito mentre parlava con alcuni giornalisti. Arrestato il feritore
Torna la paura della violenza politica in Asia orientale: Lee Jae-myung, leader del Partito democratico e dell’opposizione in Corea del Sud, è stato accoltellato durante una conferenza stampa nell’importante città meridionale di Busan.
Lee, che nel 2022 ha perso di poco le elezioni presidenziali contro il conservatore Yoon Suk-yeol, è stato pugnalato al collo, ma attualmente non è in pericolo di vita.
L’attacco è avvenuto mentre stava visitando il cantiere di un nuovo aeroporto sull’isola di Gadeok, proprio di fronte alla seconda principale metropoli del Paese dopo la capitale Seoul.
L’assalitore si è mischiato alla folla presente per chiedere selfie e autografi a Lee, soprannominato il Bernie Sanders sudcoreano per le sue posizioni inusualmente radicali e progressiste per l’Asia orientale.
Si è poi avvicinato al politico indossando una corona di carta blu con le parole Sono Lee Jae-myung, insieme a una fascia tradizionalmente indossata dai suoi elettori. L‘assalitore è stato subito fermato dalla polizia, che lo ha identificato come un 66enne dal cognome Kim, il quale ha confessato di aver tentato di uccidere Lee e di aver acquistato il coltello su internet.
L’attacco ha provocato un taglio di circa un centimetro sul collo di Lee, rimasto cosciente fino a quando i paramedici sono intervenuti sulla scena per trasportarlo in ospedale. Dopo un volo di 20 minuti in elicottero è arrivato all’ospedale di Busan, da cui successivamente è stato trasferito a Seul per un intervento chirurgico. Il rischio più grande di emorragia è stato scongiurato e ora Lee non si trova in pericolo di vita.
La vicenda fa tristemente tornare alla mente i recenti episodi di violenza che si sono verificati in Asia orientale, i più noti dei quali in Giappone con l’omicidio dell’ex premier Shinzo Abe l’8 luglio 2022 e l’attentato fallito all’attuale premier nipponico Fumio Kishida lo scorso marzo.
Anche la Corea del Sud ha una lunga storia di attentati politici: nel 2022 anche il predecessore di Lee, Song Young-gil, è stato attaccato da un uomo che brandiva un martello senza subire conseguenze gravi.
Nel 2015 l’ex ambasciatore degli Stati Uniti a Seul Mark Lippert è stato accoltellato al volto e ha dovuto ricevere 80 punti di sutura.
L’attacco a Lee rischia di esacerbare ulteriormente gli animi già tesi della politica sudcoreana: ad aprile sono in programma le importanti elezioni parlamentari e il presidente Yoon potrebbe risentire dell’attentato alle urne, finendo per ritrovarsi azzoppato per il resto del suo mandato.
Il Partito democratico ha definito l’accoltellamento di Lee un “attacco alla democrazia” e c’è chi prova ad addossare parte della responsabilità all’ostilità che secondo l’opposizione sarebbe stata alimentata da Yoon, che è intervenuto esprimendo solidarietà e preoccupazione per la violenza.
Negli scorsi mesi Lee si era ritrovato in condizioni di rischio in ospedale dopo che aveva avviato un lungo sciopero della fame per protestare contro le politiche economiche e sociali del governo. Nonché per ribellarsi alle inchieste per corruzione avviate a suo carico e secondo lui motivate politicamente.
Il Parlamento aveva alla fine respinto la richiesta di mandato d’arresto, ma l’opposizione anche in quel caso aveva parlato di “democrazia a rischio”. L’attacco rischia di peggiorare ulteriormente il clima in vista delle urne di aprile.
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