Putin vuole ribaltare l’attuale condizione di stallo e, per farlo, sarebbe disposto a tutto. L’offensiva russa è inarrestabile.
Mentre la comunità internazionale si crogiola nell’illusione di poter ricoprire il ruolo di mediatrice nel conflitto russo-ucraino, Vladimir Putin ordina agli alti comandi militari di inasprire l’offensiva. La stagione invernale ha implicato un cambio di rotta riguardo le strategie militari applicabili: si limitano gli attacchi via terra, l’esercito si rifugia nelle trincee costruite lungo le linee difensive e gli aerei tornano a dominare i cieli ucraini. Tattica, questa, che produce sicuramente maggiore allarmismo rispetto ai soldati semplici che spuntano di tanto in tanto tra le rovine delle città diroccate.
Una narrazione di questo tipo si scontra, inoltre, con la presunta posizione di Putin sostenuta dalle testate internazionali. Tra le pagine del New York Times ad esempio si leggeva che leader russo fosse pronto a lasciarsi persuadere dalla proposta di un accordo di pace, offerto sul tavolo delle trattative dalle principali potenze occidentali. Per quanto si parli di ridimensionamento delle ostilità da mesi, analizzando i fatti si evince chiaramente che entrambi i leader coinvolti nel conflitto non abbiano intenzione di venire incontro alle esigenze del rivale, tantomeno di issare bandiera bianca.
L’Ucraina, terra dimenticata
Il conflitto russo-ucraino si prolungherà sicuramente. La pianificazione militare nemica potrebbe prevedere un’operazione offensiva di mesi, se non anni. Putin vuole ribaltare l’attuale condizione di stallo e, per farlo, sarebbe disposto a tutto. Ed ecco dunque che i raid aerei e il lancio deliberato dei missili tornano a terrorizzare la popolazione in guerra da quasi due anni. Non ci sono mai state “così tante località colpite nello stesso momento” – le parole dei portavoce dell’esercito ucraino. In pochi giorni il fuoco ha colpito Dnipro, Kharkiv, Odessa, Zaporizhzhia, Leopoli e la capitale Kiev.
I sistemi di difesa aerea – un dono delle potenze occidentali – hanno consentito alla nazione colpita di contrastare, almeno in parte, la potenza distruttiva degli ordigni russi. Ciò nonostante diverse infrastrutture civili sono state colpite. L’obiettivo di Putin risiede nella neutralizzazione delle strutture energetiche, in modo da privare la popolazione di riscaldamento, elettricità ed acqua potabile. Attualmente il bilancio delle vittime corrisponde a dodici, ai quali si aggiungono le decine disperse sotto le macerie. Nella giornata di venerdì le forze di difesa ucraine hanno comunicato la distruzione di 114 dei 158 missili lanciati dalla Russia.