Israele accusato di crimini di guerra di fronte alla Corte di Giustizia Internazionale dell’Onu dal Sudafrica. L’imputato respinge le accuse.
“Gli atti e le omissioni di Israele sono di natura genocida” – le parole pronunciate dal rappresentante sudafricano – “poiché sono accompagnati dall’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza”. L’accusa, mossa dal tentativo del Sudafrica di rivendicare il rispetto delle norme previste dal diritto internazionale umanitario, segue la richiesta ufficiale del cessate il fuoco e del ritiro delle truppe israeliane dal territorio. E così – prevedibilmente – si è consumato l’ennesimo ping-pong tra le due nazioni coinvolte nel dibattito.
Mentre Israele ha rivendicato la legittimità delle operazioni militari – giocandosi nuovamente la carta dell’attentato del 7 ottobre – il “rivale” ha sottolineato la sproporzionalità della vendetta rispetto all’offesa. I vertici dello stato ebraico hanno poi usufruito del jolly, il quale si riassume nell’accusa di collaborazione terroristica ogniqualvolta un paese ritiene di difendere la vita dei civili palestinesi. “Il Sudafrica sta collaborando con un gruppo terroristico che chiede la distruzione di Israele” – tuona l’imputato, per poi concludere – “Israele respinge con disgusto la diffamazione”. Il portavoce israeliano ha inoltre sottolineato che sarebbe solo ed esclusivamente Hamas il responsabile della violazione del diritto internazionale e dunque il vero colpevole dei crimini di guerra.
Israele e l’ombra del genocidio
La causa israeliana è divenuta indifendibile. Il conflitto ha implicato la morte di oltre 21mila persone, di cui poco meno della metà bambini. Gli ultimi raid aerei consumati sul territorio hanno tolto la vita ad altri 200 civili, che si aggiungono al centinaio travolto dall’attacco al campo profughi di Al-Maghzi. Inoltre, nelle ultime ore, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha denunciato una sparatoria da parte dell’Idf contro uno dei convogli contenenti aiuti umanitari.
“Il nostro capo convoglio e la sua squadra non sono stati feriti” – spiega il direttore Unrwa, Thomas White – “Gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere un obiettivo”. Un gesto, questo, che diviene emblema di un sempre più profondo accanimento ai danni della popolazione palestinese. Per quanto ogni guerra contempli l’inevitabilità della morte, la linea geopolitica intrapresa da Benjamin Netanyahu appare, ad onor del vero, mossa da un principio di annientamento totale: 21mila vittime, di cui poche centinaia sono terroristi. Laddove la guerra avesse avuto davvero come unico obiettivo Hamas, la proporzionalità delle vittime civili con quella dei militanti nemici non sarebbe certo stata così sbilanciata.