Il jolly di Hamas risiede negli alleati iraniani. Le misurate rappresaglie potrebbero divenire veri e propri attacchi mirati.
L’Iran gioca un ruolo fondamentale nel conflitto israelopalestinese, in quanto principale sostenitore dei moti condotti da Hezbollah. Nondimeno, almeno fino ad ora, la sua funzione si è limitata alla figura di solenne osservatore, impegnato per lo più nella pianificazione di misurate rappresaglie ai danni delle forze armate israeliane. Ha espresso il proprio sostegno alla causa palestinese sì, ma senza eccessivi coinvolgimenti e prese di posizione dirette. Tale condizione tuttavia potrebbe mutare inesorabilmente, in seguito alla morte di Sayyed Razi Mousavi – alto comandante dei pasdaran iraniani – ucciso da un raid israeliano a Damasco.
“Non rimarremo in silenzio” – ha tuonato il capo dei Guardiani della rivoluzione islamica, Hossein Salami – “la nostra vendetta sarà seria e dura e porrà fine all’entità sionista”. Netanyahu, annebbiato dal desiderio di distruzione dell’organizzazione terroristica di Hamas, si sta inimicando alcuni dei suoi più temibili e reattivi vicini di casa. Non dovrebbe inoltre sottovalutare la potenza offensiva iraniana, un appello – questo – che proviene dall’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della fondazione Icsa, Leonardo Tricarico. Egli rivendica le pericolosità delle unità militari da loro studiate e sviluppate, tra cui la bomba atomica.
Iran, meglio non inimicarselo
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha denunciato un incremento del 60% nella produzione di uranio arricchito a Teheran. Si tratta dunque di 9kg al mese, rispetto ai 3kg registrati durante la scorsa estate e la stagione autunnale appena conclusa. Stime, queste, che confermano un accumulo di materia prima sufficiente alla fabbricazione di tre armi atomiche. L’AEIA ha poi spiegato come esperti iraniani stiano aggiornando le macchine in modo da alimentarne ulteriormente le unità prodotte presso gli impianti di arricchimento di Natanz e Fordow.
Un cavillo legale inoltre impedisce qualsiasi forma di contrasto di tale incremento, in quanto la semplice produzione “pacifica” non viola il Trattato di non proliferazione nucleare delle Nazioni Unite, di cui l’Iran è effettivamente firmatario. “Si sentono liberi di avere un’arma nucleare” – ha quindi sottolineato Tricarico – “Quest’ultimo rapporto è molto preoccupante per chiunque, non solo per gli Stati Uniti”. Sono diverse infatti le potenze che temono il potenziamento nucleare di Teheran, Israele e Paesi arabi in primis. In risposta – implicitamente – gli Stati Uniti hanno garantito un programma di addestramento militare – per oltre 1miliardo di dollari – dei soldati stabiliti a Riyad, in Arabia Saudita.