Netanyahu vuole uccidere ancora

Dopo una strage di 21mila morti e 54mila feriti, l’ira di Israele è ancora lontana dal placarsi. Il governo di Tel Aviv non intende fermarsi.

I bombardamenti persistono metodici e sistematici, senza sosta, nelle maggiori festività natalizie occidentali come nei feriali, senza eccezione. La seconda tregua può aspettare, anzi Tel Aviv promette di intensificare il confitto. L’obiettivo deliberato è liberare, senza tuttavia che si capisca come, tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, detenuti ormai dal 7 ottobre.

Netanyahu vuole uccidere ancora
Scene di soccorso e distruzione ogni giorno nella Striscia – rationalinternational.net Ansafoto

A Natale, in 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute di Gaza i morti sono stati 250, mentre i feriti sono il doppio. Mediamente, muore un bambino ogni cinque o dieci minuti. Ciononostante, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, visitando la Striscia di Gaza, ha proclamato chiaramente che la guerra sarà lunga e che gli attacchi continueranno, con l’aviazione e la fanteria.

Tel Aviv promette altri uragani di missili e bombe

In Parlamento il premier ha ribadito, cercando di trasmettere la massima convinzione e determinazione, che gli ostaggi saranno tutti liberati. I familiari, però, lo hanno fischiato, non avendo visto sinora altro che una carneficina che sta angosciando buona parte della stessa popolazione di Israele. Il desiderio di pace con i popoli confinanti è forte, mentre per i sondaggi il gradimento di Netanyahu è decisamente calato.

Netanyahu vuole uccidere ancora
La maschera gelida di Benjamin Netanyahu – rationalinternational.net Ansafoto

Lo Stato ebraico comunque colpisce implacabile, senza più distinguere tra obiettivi civili e militari, come stabilito e pianificato ormai da quasi vent’anni. Perché Hamas sarebbe ovunque, anche nelle scuole e nelle strutture sanitarie. I missili, colpendo un condominio e danneggiando gravemente gli edifici accanto, hanno ucciso in un istante almeno 106 persone nel campo profughi di al-Maghazi. Lo ha affermato un giornalista dell‘Associated Press, che ha consultato i registri ospedalieri.

Condomini popolosi rasi al suolo dai raid aerei

I soccorritori non hanno molti mezzi a loro disposizione, quindi cercano i cadaveri tra le macerie dei palazzi rasi al suolo. Non seppellendoli, crescerebbe il pericolo di una spaventosa emergenza sanitaria, che si sommerebbe alle già gravi condizioni in cui si trovano gli abitanti superstiti. Per loro, c’è poco cibo, scarsa acqua da bere e limitate possibilità di lavarsi e curarsi. Manca l’energia elettrica.

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il campo profughi di al-Maghazi pullula di macerie – rationalinternational.net Ansafoto

Il campo profughi di al-Maghazi è forse il più antico fra gli otto della Striscia. Risale infatti al 1949, al tempo della guerra arabo-israeliana, seguita di poco al riconoscimento dello Stato ebraico da parte dell’Onu. Si estende per soli 600 metri quadrati, all’interno dei quali si trovano addensate però, per quanto si stenti a crederlo, 33mila persone. Ogni bomba causa facilmente un eccidio.

Condizioni di vita proibitive nel campo profughi

La statistica è dell’agenzia dell’Onu per i soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi, aggiornata soltanto al mese di agosto. Si stima che l’80 per cento degli abitanti della Striscia abbia già lasciato le proprie abitazioni, quindi i campi profughi hanno accolto inevitabilmente altre migliaia di persone. Al-Maghazi è dotato di un solo ambulatorio per tutti; può giovarsi però del vicino ospedale dei Martiri di al-Aqsa.

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Un superstite guarda i resti della propria abitazione – rationalinternational.net Ansafoto

Ci sono otto scuole in cinque edifici, in tre dei quali le lezioni si svolgono su doppio turno giornaliero, perché non c’è spazio per tutti. E’ stata bombardata nello stesso campo profughi la sede della Mezzaluna Rossa, dove la conta dei morti è tuttora in corso. L’esercito di Israele peraltro fornisce ben altra immagine della Striscia di Gaza, molto meno compassionevole e ben più bellicosa.

In un filmato si vedono miliziani di Hamas che fanno irruzione in una fabbrica di armi, oltre che in una fabbrica di cemento. Con il quale si costruirebbero i tunnel sotterranei nella zona di Khan Yunis. D’altra parte, il numero due di Hamas Yahya Sinwar s’è rifatto vivo con un comunicato, nel quale dichiara che Hamas non si arrenderà mai alle condizioni dell’occupazione, e che alla fine l’esercito di Israele sarà distrutto.

 

 

 

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