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Italia

Cosa mangiano gli italiani il giorno di Santo Stefano?

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Alessia Manoli

Ufficialmente riconosciuto come pasto degli avanzi, contribuisce al clima di convivialità a tavola dei giorni delle Feste

Il 26 dicembre in Italia non è soltanto un giorno intermedio tra le celebrazioni natalizie, ma un’opportunità unica di avventurarsi in un viaggio culinario, mescolando tradizione e creatività attraverso gli avanzi del sontuoso pranzo di Natale. Questa tradizione radicata da Nord a Sud trasforma il pranzo di Santo Stefano in una vera e propria performance gastronomica.

Storia di Santo Stefano e tradizioni italiane

La celebrazione di Santo Stefano è strettamente legata al ricordo del primo martire cristiano, un uomo che diede la vita per diffondere la fede in Cristo e il messaggio del Vangelo. Questo giorno è stato proclamato festa nazionale nel 1947, regalando un prolungamento alle vacanze natalizie e offrendo un momento di pausa e riflessione. Oltre alle celebrazioni religiose, varie regioni italiane custodiscono tradizioni locali uniche, come la Festa delle Propaggini a Putignano, in Puglia, nota per ospitare il “Carnevale più lungo del mondo”.

Le tavole che il 24 e il 25 dicembre erano abbondantemente imbandite di pietanze prelibate si trasformano il giorno successivo in una vetrina di opportunità culinarie. Questa pratica, nata dalla saggezza di non sprecare nulla, diventa una piacevole sfida per stupire gli ospiti con piatti reinventati con ingegno e gusto. Le famiglie italiane abbracciano con entusiasmo l’usanza di consumare gli avanzi del pranzo di Natale il giorno di Santo Stefano. Questa consuetudine, oltre a evitare gli sprechi, si trasforma in un’opportunità economica, considerando le successive celebrazioni del Cenone di Capodanno e del pranzo del primo giorno dell’anno.

Qualche idea culinaria

Se il cibo avanzato è abbondante, il pranzo di Santo Stefano diventa un’occasione per deliziare il palato con raffinatezze culinarie. Tra le proposte più apprezzate spiccano:

Tortellini o Cappelletti al Brodo: Un’autentica delizia, perfetta per riutilizzare brodi e pasta fresca avanzati dal pranzo di Natale.

Minestra Maritata: Tipica della tradizione napoletana, questa zuppa ricca di carne mista e verdure offre un’alternativa succulenta.

Le lasagne, preparate con amore per la vigilia, possono essere gustate nuovamente riscaldate in forno, mantenendo intatto il loro delizioso sapore. La pasta avanzata diventa l’ingrediente principale per creare frittate o timballi, impreziositi dal gusto dei salumi e dei formaggi che hanno caratterizzato il cenone natalizio. Le quiche e le torte salate diventano piatti principali o contorni, diventando un’eccellente opportunità per dare nuova vita a salumi e verdure rimaste in dispensa. Se avanzano carne o pane, nulla va sprecato: ecco che entrano in gioco le deliziose polpette o i succulenti polpettoni, rendendo onore alla cucina di recupero. E se avenza il pesce della Vigilia di Natale? Nessun problema: se avete voglia, è possibile utilizzarne la polpa per preparare delicati ripieni per ravioli, ravioloni, tortelli. O si può aggiungere ad una nuova pasta.

Immagine | unsplash @toddtrapani – rationalinternational.it

Per coloro che si trovano a dover cucinare nuovamente il 26 dicembre, ecco alcune proposte per antipasti veloci e deliziosi:

Pasta Sfoglia o Pasta Brisé: Utilizzate queste basi già pronte per creare stuzzichini sfiziosi, farciti con formaggi, salumi o verdure.
Per concludere il pasto in dolcezza, sfruttate gli avanzi di frutta secca, Pandoro, Panettone e altri dolci natalizi.

Coloro che vogliono iniziare il percorso detox in vista del Capodanno possono esplorare opzioni più leggere e salutari:

Pranzo Leggero e Proteico: Optate per una pasta integrale con pomodoro fresco come primo piatto e bresaola con formaggio proteico spalmabile come secondo.

Dolci Salutari: Preparate pancakes proteici con crema spalmabile proteica, evitando zuccheri aggiunti.

Tisane Depurative e Digestive: Per favorire il sonno e depurare il corpo, una tisana depurativa può essere l’ideale prima di coricarsi.

Nuove vie per Panettone e Pandoro

Dopo due giorni di celebrazione tradizionale di panettone e pandoro, Santo Stefano offre l’opportunità di sperimentare nuove vie culinarie. Le fette avanzate possono trasformarsi in toast salati, diventando la base ideale per abbinamenti creativi e audaci. Inoltre, panettone e pandoro possono essere reinventati con creme e ripieni insoliti, portando una ventata di creatività al tavolo.

Le tradizioni napoletane

A Napoli, la giornata del 26 dicembre si apre con un festoso pranzo che celebra la ricca e unica tradizione culinaria della città. L’antipasto, noto come “‘a fellata”, si presenta come un vero e proprio spettacolo di sapori e profumi, con affettati misti, formaggi, olive e conserve di verdure disposti su un generoso tagliere.  La “minestra maritata” emerge come un piatto simbolo di questa giornata. Una zuppa campana ricca di cicoria, scarola, verza e borragine, con carne di maiale come tracchie, salsicce e tagli meno pregiati. La sua presenza nei menu di Natale crea discussioni nelle famiglie napoletane, con alcune che la riservano esclusivamente a Pasqua, altre che la includono anche nella festa di Santo Stefano e altre ancora che la preparano in entrambe le occasioni. Il primo piatto, unificante e leggendario, sono i “manfredi con la ricotta”. Questa pasta, nata in onore del re Manfredi di Svevia nel 1250, domina le tavole napoletane durante il pranzo di Santo Stefano. I manfredi sono conditi con una delicata passata di pomodoro e il formaggio preferito del re, la ricotta, creando un piatto che unisce storia e tradizione in un tripudio di sapori.

Il secondo piatto, oggetto di dibattito tra le famiglie, sono le “scarole ‘mbuttunate“. Questo piatto, dalle radici contadine, consiste in scarole lessate e condite con olive nere, pecorino, pinoli, uvetta, capperi e, a scelta, acciughe. Mentre alcune famiglie la associano tradizionalmente alla Vigilia di Natale, altre la apprezzano per la sua leggerezza e la includono nel pranzo di Santo Stefano, creando così una piacevole variante nella tradizione culinaria. Il pranzo si conclude con frutta, dolci (simili a quelli consumati nei giorni precedenti) e un intrattenimento gustoso: pistacchi, nocciole, noci e arachidi, da sgranocchiare nel pomeriggio. Questo rappresenta il momento finale di una tre giorni gastronomica intensa e ricca di tradizioni che rendono unico il Natale a Napoli.

Il Giorno di Santo Stefano diventa così un viaggio culinario che mescola tradizione e innovazione, un’opportunità per apprezzare la ricchezza della cucina italiana sotto una nuova luce, preparandosi al nuovo anno con gusto e consapevolezza. Il pranzo di Santo Stefano non è semplicemente un pasto; è una celebrazione culinaria che onora la tradizione italiana, la creatività in cucina e l’impegno a ridurre gli sprechi alimentari, trasformando gli avanzi in prelibatezze apprezzate da tutta la famiglia.

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Alessia Manoli

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