Donald Trump, o meglio i suoi legali, stanno facendo di tutto pur di ritardare il processo e consentire al tycoon di candidarsi.
Il controverso candidato repubblicano, alle prese con i processi federali che lo vedono coinvolto dalla sua dipartita, ha pescato l’ennesima carta dal mazzo. I suoi legali hanno giocato il jolly, proponendo sul tavolo la rivendicazione della presunta immunità dell’ex inquilino della Casa Bianca. Secondo gli avvocati del tycoon, all’epoca del compimento dei reati dei quali deve rispondere, Donald Trump godeva ancora di tale privilegio che, in realtà – secondo la Costituzione americana – sarebbe riservato ai delegati al Congresso. Senatori e membri della Camera, per intenderci.
La legge prevede che suddette categorie vengano escluse dall’arresto per l’intera durata delle sessioni parlamentari, ad eccezione ovviamente dei casi che implichino alto tradimento, reato grave oppure violazione dell’ordine pubblico. E il presidente? Ebbene, quest’ultimo – così come il vicepresidente, il presidente della Corte Suprema e le restanti alte cariche federali – non godono di nessuna immunità particolare. Ed è proprio sulla base di questo che il procuratore federale Jack Smith ha lanciato un accorato appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti, chiedendo di pronunciarsi immediatamente in merito al tentativo dell’imputato di annullare e rinnegare il risultato delle elezioni del 2020. Questo, senza attendere il passaggio alla Corte d’Appello.
Una decisione cruciale
L’immunità presidenziale non esiste, eppure la Corte Suprema ha deciso scientemente di rifiutare la proposta – legittima – del procuratore federale Smith. Le alte cariche si sarebbero dovute pronunciare questo venerdì e ciò avrebbe ostacolato inevitabilmente la corsa alla Casa Bianca di Donald Trump. Il tycoon è stato letteralmente miracolato dai membri della Corte, i quali hanno stabilito come data del processo il prossimo 4 marzo 2024, giorno che coincide tanto con la campagna elettorale, quanto con le ultime fasi delle elezioni presidenziali.
E’ doveroso sottolineare che i membri della Corte Suprema sono, per la maggior parte almeno, appartenenti all’ala conservatrice. Un’operazione “di pulizia” che venne applicata dal tycoon quando ancora ricopriva il ruolo di Presidente degli Stati Uniti. E mentre gli avvocati rivendicano la presunta – e tecnicamente inesistente – immunità presidenziale, le alte cariche si interrogano sul futuro del controverso imprenditore. Oltre a vantare il podio di frequenza delle aule dei tribunali, Donald Trump ha conquistato un record degno di nota: è il primo ex Presidente degli Stati Uniti a dover affrontare dei processi penali.