Trump è un cospiratore, un nemico della Costituzione degli Stati Uniti? Oppure, assalendo il Campidoglio, ha solo esercitato i suoi diritti?
Per valutare la posizione di Donald Trump nei confronti della legislazione degli Stati Uniti, occorre risalire alle fondamenta storiche, etiche e giuridiche del Paese che si riconosce in Thomas Jefferson, George Washington, Abramo Lincoln e gli altri padri della patria. E di conseguenza considerare quale importanza abbia la Costituzione americana, con i suoi princìpi fondamentali, in rapporto all’uomo contemporaneo e alle sue legittime esigenze di esprimere liberamente il proprio pensiero politico.
Ebbene, l’ex presidente ha violato niente di meno che il quattordicesimo emendamento, precisamente la terza sezione. La norma, che risale al tempo della guerra di secessione, prevede che chi ha giurato sulla Costituzione e poi si è ribellato allo Stato non possa ricoprire incarichi pubblici. E’ il caso di Trump, come stabilito dalla Corte suprema dello Stato del Colorado, che di conseguenza ha proibito al tycoon di presentarsi alle primarie del partito repubblicano sul territorio dello Stato. I giudici si sono pronunciati sul ricorso di un gruppo di cittadini che hanno invocato l’illeggibilità dell’ex presidente.
Il Colorado non ammette la candidatura alle primarie
Non si può giurare sulla Costituzione, per poi prendere d’assalto il Campidoglio, come ha fatto Trump il 6 gennaio del 2021. Questo ha deciso il Colorado, che vede quindi nel miliardario un sovversivo, un cospiratore e nemico della patria, né più né meno dei confederati sudisti che nel 1861, in nome del sistema economico basato sulla schiavitù, si sono ribellati agli Stati Uniti.
Già lo Stato del New Mexico ha proibito a un uomo politico locale di presentarsi alle elezioni per lo stesso motivo, in quanto partecipe della rivolta della Befana. E’ stato, secondo la sentenza, un tentativo di colpo di Stato, che i ribelli pretendevano di motivare accusando Joe Biden di aver vinto le elezioni grazie a presunti brogli, tuttavia mai dimostrati.
Trump rimane ancora in corsa per la Casa Bianca
La sentenza è sospesa fino al 4 gennaio, per consentire a Trump di fare ricorso alla Corte suprema federale. Gli stessi giudici che hanno votato contro il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, per impedire alle donne americane di abortire, potranno così pronunciarsi su Trump ed eventualmente revocare il pronunciamento del Colorado.
Se non lo faranno, in quello Stato l’ex inquilino della Casa Bianca non potrà presentarsi alle primarie repubblicane. Tuttavia, in Colorado da vent’anni vincono sempre i democratici. Quindi nella sostanza Trump non subisce un danno, ma potrebbe subirlo seriamente se altri Stati emetteranno la stessa condanna, giudicandolo ineleggibile alle primarie. E’ il caso del Michigan e del Minnesota, dove sono comparsi altri ricorsi simili contro il tycoon.
E’ apparso un precedente: la guerra legale è iniziata
Donald Trump, eventualmente e definitivamente escluso dalle primarie, potrebbe presentarsi ugualmente alle presidenziali. Con il rischio però di dover affrontare un precedente sfavorevole in ogni singolo Stato, sperando sempre di essere salvato dalla Corte suprema federale. Comunque, in marzo dovrà essere giudicato penalmente proprio per l’assalto al Campidoglio.
Dunque, la sentenza di ineleggibilità ha un valore sinora molto limitato. Siamo solo all’inizio di una competizione, che prevede ancora altre sentenze di livello pari o superiore a quella del Colorado. Trump, per ora, può continuare la sua opera di propaganda sul territorio degli Stati Uniti. E, ad oggi, può ancora essere rieletto.