L’Onu approva finalmente la risoluzione, peccato che il testo non presupponga niente di vuoto. Hamas tuona contro Israele e Stati Uniti.
Risoluzione approvata, benché prolissa e priva di contenuti significativi. Settimane di trattative e discussioni che, di fatto, non hanno portato a nulla. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha fatto passare un testo sul conflitto israelopalestinese che, per quanto sottolinei la necessità di un significativo intervento di soccorso della popolazione, non include iniziative concrete di salvaguardia del territorio e delle vite dei civili. L’obiettivo originale nasceva dall’importanza dello stop repentino delle ostilità. Posizione, questa, livellata progressivamente da Israele e Stati Uniti. Il resoconto si presenta quindi come una scultura d’argilla, manipolata abilmente dalle mani degli israeliani e dai cari amici americani.
“Non c’è modo di fermare il genocidio senza un cessate il fuoco” – ha tuonato l’ambasciatore palestinese Riyad Mansour, sostenuto in parte dal segretario generale Onu, Antonio Guterres: “Un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza”. Speranza che, a posteriori e prevedibilmente, non si è realizzata. Ed ecco dunque che il rancore ha alimentato il fuoco che, dal 7 ottobre scorso, fomenta la rivolta dei terroristi. Hamas ha infatti accusato gli Stati Uniti di aver “svuotato” la risoluzione originaria in favore della causa israeliana. Nel frattempo l’ambasciatore Erdan tesse le lodi del testo approvato dai membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Risoluzione “svuotata”
“Giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l’Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti” – le dichiarazioni dell’israeliano Erdan – “e che arrivino a destinazione e non ad Hamas”. Peccato che le forze armate israeliane controllino a tappeto i camion di rifornimenti umanitari giunti dall’Egitto, vincolandoli al confine ed impedendone il passaggio. La linea rossa di Rafah, luogo dove l’esercito esortò i palestinesi indifesi a rifugiarsi, è divenuto principale obiettivo – misteriosamente – dei missili. Fonti vicine all’ospedale di Yussef al-Najar, come riportano la Cnn e il New York Times, hanno denunciato la morte di tre persone – di cui, tanto per cambiare, due minori – in seguito all’esplosione di una macchina colpita da un raid aereo.
Iniziative di questo tipo appaiono mirate e dunque contribuiscono a gettare ombra sulla causa israeliana, simile più ad un’operazione di pulizia che ad una semplice azione di difesa dei confini. A questo proposito è intervenuto l’ex analista dell’intelligence della difesa statunitense, Marc Galasco, il quale ha sottolineato come bombardamenti di questo tipo non si verifichino dalla guerra in Vietnam. E mentre il numero delle vittime supera la soglia dei 20mila, Joe Biden apre i negoziati con Israele, Hamas e Libano, il cui obiettivo risiede nel ridimensionamento delle ostilità per lo meno oltre i confini della Striscia. Hezbollah ha infatti garantito il proprio sostegno ai miliziani palestinesi nella guerra contro lo “sconsiderato invasore”.