Un errore che Glynn Simmons ha pagato a caro prezzo: 48 anni di carcere e poi la sentenza, il detenuto era innocente.
“O si fa di tutto per morire o si fa di tutto per vivere. Io scelgo di vivere” – le parole pronunciate da Tim Robbins nei panni di Andy Dufresne in Le ali della libertà. Un capolavoro la cui trama richiama, almeno in parte, quanto accaduto al 70enne Glynn Simmons. Imprigionato nelle modeste e soffocanti mura della cella di un penitenziario, ove abita dall’età di 22 anni. La sentenza all’ergastolo pronunciata dal giudice che, all’epoca, lo ritenne colpevole della rapina e del conseguente omicidio di Carolyn Sue Rogers, commessa di un negozio di liquori situato in Oklahoma.
Una testimone, reduce dalla traumatica esperienza e da una ferita da arma da fuoco, identificò in Simmons e Don Roberts i colpevoli dell’assassinio. L’imputato, poco più che adolescente, rischiò per un soffio la pena di morte. E mentre nel 2008 venne concessa al complice la libertà vigilata, Glynn rimase vincolato nella struttura carceraria, condividendo il tetto insieme agli altri criminali e senza possibilità di liberarsi dalle fredde e gelide sbarre. Nondimeno, le autorità individuarono delle incongruenze nella versione esposta dalla testimone e così aprirono nuovamente il fascicolo di indagine. Passarono quindi altri quindici anni e Simmons ottenne finalmente la sua rivincita.
Simmons è innocente
La giudice Amy Palumpo ha emanato la sentenza definitiva: Glynn Simmons è innocente e pertanto dovrà lasciare le mura della struttura penitenziaria. Il 70enne abbandona così – a testa alta -quella che ormai era divenuta la sua casa. Una storia a lieto fine che al contempo ha gettato un’ombra sulla correttezza ed onestà applicata durante i processi precedenti. Le autorità di fatto scoprirono che, all’epoca, i pubblici ministeri non avevano consegnato tutte le prove accumulate agli avvocati difensori.
Tra le più importanti citiamo la presenza di un testimone che, in realtà, aveva identificato chiaramente altri due sospettati. Di fronte alle incongruenze sempre più invadenti, il tribunale aveva ordinato di condurre Simmons nuovamente a processo. Questa volta però, la giudice non ha avuto dubbi sull’innocenza dell’ormai ex detenuto. Secondo quanto espresso da Palumbo, Glynn dovrà essere risarcito di 175mila dollari – dieci dollari per ogni giorno passato ingiustamente in carcere. Una cifra modesta, che sicuramente non gli restituirà i 48 anni vissuti dietro le sbarre con l’ingiustificata etichetta di sconsiderato assassino.