I sabotaggi dei ribelli Houthi hanno costretto le principali società navali ad una modifica della tratta. Ciò implica l’aumento dei prezzi.
I ribelli di Houthi dominano il Mar Rosso, di conseguenza molte delle società navali più importanti hanno scelto di tenersi alla larga dal Canale di Suez. In particolare il 55% dei colossi navali modificherà la tratta, passando per Capo di Buona Speranza e circumnavigando l’Africa. Sarà il comandante della petroliera a stabilire, previa comunicazione e verifica delle condizioni di sicurezza, se rispettare il consono percorso oppure allungarlo di circa due settimane. Gli alleati di Hamas colpiscono in questo modo l’economia mondiale: quanto accaduto tocca tanto le potenze asiatiche, quanto quelle europee. Ogni anno circa 8,8 milioni di barili di petrolio, insieme a 116 metri cubi di gas, attraversano quotidianamente Bab al-Mandeb, raggiungendo il Mar Rosso dal Golfo di Aden.
Un percorso che – non solo agevola i trasporti commerciali cinesi, indiani e giapponesi – ma che frutta all’Egitto ben 5milardi di dollari l’anno. Laddove le navi si vedano costrette ad evitare categoricamente il “collo di bottiglia”, ciò implicherà l’aumento del 12% del costo del viaggio, con il conseguente incremento dei costi associati ai rifornimenti di gas e petrolio. Per il momento la MSC, Maersk, Hapag-Lloyd e Bp hanno confermato l’intenzione di evitare categoricamente il passaggio per il Mar Rosso: “La sicurezza e incolumità del nostro personale e di coloro che lavorano per noi è la priorità” – le parole dei vertici delle società navali.
Petrolio e gas alle stelle
L’aumento dei costi di viaggio è proporzionale all’incremento dei prezzi di petrolio e gas. In pochi giorni abbiamo assistito ad un aumento del West Texas Intermediate (Wti) del 2,7%, che in termini di denaro corrisponde a 73 dollari al barile. Ad esso segue il Brent che nell’anno 2024 potrebbe arrivare a 79 dollari al barile. La crisi tocca, come un effetto domino, anche i contratti futures sul gas, il cui incremento corrisponde a +12%. “La nostra flotta ha incluso anche l’opzione Capo di Buona Speranza per il viaggio” – ha spiegato Zim, compagnia di spedizioni internazionali israeliana – “se esercitata, è previsto un carico aggiuntivo fino a 400.000 dollari”. Tale cifra si traduce ovviamente in un maggiore costo per le società, il quale oscilla tra +9% e +12%.
Si tratta di un ostacolo fastidioso che coinvolge gran parte delle potenze e che necessita quindi di un intervento mirato. Sulla base di ciò, il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha confermato l’imminente trasferimento di una flotta navale militare volta al contrasto delle azioni dei ribelli yemeniti Houthi. L’unità, battezzata Operation Prosperity Guardian, fungerà da jolly della Combined Maritime Forces – attualmente operativa nel pattugliamento delle acque dell’Oceano Indiano, Golfo e Mar Rosso. “Questo non è solo un problema statunitense” – ha incalzato Austin – “ma internazionale e, come tale, merita una risposta internazionale”.