Le strutture sanitarie nella città palestinese sono ormai al collasso e per i pazienti è praticamente impossibile operarsi
La guerra nella Striscia di Gaza è arrivata quasi a tre mesi di combattimenti, ma la brutalità e la violenza non è per nulla diminuita.
A pagare il prezzo più alto del conflitto sono soprattutto i civili palestinesi, i quali devono fare i conti con i costanti bombardamenti aerei da parte dell’esercito israeliano. Non vengono risparmiati nemmeno gli ospedali, dove adesso i pazienti non possono più operarsi.
L’ospedale al Shifa è al collasso
I combattimenti nel nord della Striscia di Gaza stanno purtroppo coinvolgendo anche moltissime strutture civili e sanitarie. Gli ospedali di Gaza City sono quasi tutti inagibili o comunque fortemente coinvolti nei combattimenti e bombardamenti. Tra questi vi è l’ospedale al Shifa. Si tratta della struttura ospedaliera più grande della città, ma che ora versa in condizioni di precarietà travolgente. In questo momento la struttura è stata presa da assalto dai pazienti e i medici e li infermieri non riescono a stare al passo con le emergenze e le necessità di chi ha più bisogno.
A riportare la situazione drammatica della struttura è Sean Casey, coordinatore dei team medici dell’Oms. L’uomo ha realizzato un video girato proprio in uno dei corridori dell’ospedale. Nelle riprese si possono vedere le condizioni disastrose in cui versa la maggior parte dei pazienti e dei feriti. Sono pochissimi i membri del personale ospedaliero rimasto nella struttura, ma le barelle e le ambulanze continuano ad arrivare in ospedale. Un gran numero di persone vengono soccorse a terra, ma il caos continua a dominare e diventa sempre più evidente e difficile da gestire.
Il problema principale resta il fatto che continuano ad arrivare persone da soccorrere. Arrivano trainati da carretti, asini e barelle, ma in ospedale – riferisce Casey – non è rimasto praticamente nessun medico. Un disastro umanitario di cui è possibile vedere le più tragiche conseguenze grazie alle riprese dell’Oms. Negli spazi comuni ci sono donne che partoriscono e uomini sofferenti che non possono essere operati. “Il reparto di emergenza è completamente coperto di sangue – riferisce Casey – e ci sono pochissimi membri del personale. I bambini vengono curati per lesioni, ustioni, ferite aperte”. Ma per molti altri pazienti non c’è nemmeno la possibilità di provare ad intervenire. Intanto si spera per l’arrivo di una nuova tregua che possa permettere il trasferimento dei pazienti e di moltissimi civili palestinesi.