Il premier israeliano ha dimostrato più volte di non riuscire a gestire la questione degli ostaggi nelle mani di Hamas
Ha fatto enormemente scalpore la vicenda dei tre ragazzi israeliani sfuggiti dai carcerieri di Hamas e uccisi dall’esercito di Tel Aviv.
L’ennesimo episodio che dimostra come nella guerra di Gaza non ci sia molto controllo da parte di chi gestisce il potere. La tragedia avvenuta con gli ostaggi uccisi dai militari, infatti, è lo specchio di quella che è la strategia di Netanyahu: andare avanti a tutti i costi. Una scelta che potrebbe portare gravi danni sia alla popolazione israeliana che a sé stesso.
Un leader al capolinea?
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas si moltiplicano i dibattiti e le opinioni contrastanti su quello che è il giudizio e l’operato di Benjamin Netanyahu, primo Ministro israeliano. Dopo una prima tregua si sperava che il conflitto potesse ritrovare una svolta in positivo, ma così non è stato, anzi. Dalla ripresa dei combattimenti i bombardamenti sui civili hanno ricominciato a mietere vittime innocenti, fino all’uccisione per errore – grossolano – dell’esercito di Israele.
Furono proprio gli ostaggi e la loro liberazione la chiave di volta per poter arrivare ad un temporaneo cessate il fuoco e procedere ad un accordo tra le parti. Ha fatto molto rumore, quindi, l’uccisione dei tre ostaggi israeliani da parte dell’esercito di Tel Aviv. L’episodio dimostra che la priorità di Netanyahu sembra essere la distruzione di Hamas ad ogni costo. I bombardamenti a tappeto sulla città di Gaza e le operazioni militari da parte dell’esercito mettono infatti in pericolo non solo la popolazione civile palestinese, ma anche gli ostaggi israeliani, come abbiamo visto nelle ultime ore. Nonostante Netanyahu abbia più volte annunciato che l’obiettivo numero uno è quello di riportare gli ostaggi a casa, non sembra che questo scopo sia stato raggiunto in pieno.
A far discutere è la strategia utilizzata per distruggere l’organizzazione paramilitare palestinese. In particolare, l’idea di utilizzare le acque del mare per inondare i tunnel e i bunker in cui vi sono nascosti molti dei miliziani di Hamas. Tuttavia, è data per certa la presenza di ostaggi israeliani nella stessa “metropolitana” di Gaza, ricca di cunicoli e tunnel sotterranei. Una strategia confusa e probabilmente spietata quella che Netanyahu, probabilmente alla fine della sua carriera politica, sembrar aver preso. Sarà dunque importante capire quale impatto avrà non solo sul giudizio della sua politica, ma anche sulla vita dei civili a Gaza.