In vista delle elezioni presidenziali americane sembra già tutto definito. Eppure, Trump non è stato l’unico a tentare il tutto per tutto.
Le elezioni presidenziali americane si terranno il prossimo autunno e per il momento i protagonisti indiscussi della campagna elettorale rimangono Joe Biden e Donald Trump. Eppure, in merito ai possibili candidati per il partito repubblicano, esistono altre due figure che aspirano alla Casa Bianca: Ron DeSantis – governatore della Florida – e Nikki Haley, un tempo governatrice della Carolina del Sud. In particolare il primo è – o meglio era – considerato l’unico possibile concorrente del controverso imprenditore, feedback positivo che tuttavia si è ridimensionato drasticamente.
Per accedere ad una panoramica riguardante il futuro politico del paese, è sempre buona abitudine consultare i sondaggi: Trump in testa con il 63% dei voti, seguito da DeSantis con il 12,3% ed infine da Haley con appena il 10,7%. E’ evidente dunque l’incredibile divario tra i due rivali e l’irraggiungibile tycoon, il cui successo mediatico potrebbe condurlo nuovamente ai vertici degli Stati Uniti d’America. Ed ecco dunque che, per ottenere voti, DeSantis e Haley hanno cominciato ad attaccarsi reciprocamente, sostenendo che la candidatura del rivale nasca dal tentativo poco dignitoso di conquistare il posto di vicepresidente. Un pensiero categoricamente confutato dai diretti interessati, i quali hanno spiegato di non aver intenzione di accettare “il secondo posto”.
Tra i due litiganti, il terzo gode
Trump si crogiola beato nella fiducia riposta in lui dagli elettori, mentre DeSantis e Haley cercano di distruggersi reciprocamente. “Due piccioni con una fava” – si suol dire, nel quale il tycoon rappresenta il furbo ed imprevedibile cacciatore. Le politiche di DeSantis poi, per quanto apprezzate dagli elettori dell’estrema destra repubblicana, faticano ad attecchire nella mentalità del cittadino americano medio. Parliamo di fatto di un politico favorevole alla costruzione del muro che dividerebbe Stati Uniti e Messico, per non parlare poi della determinazione a rendere la pratica dell’aborto illegale.
Non possiamo non citare poi il negazionismo manifestato in pandemia e la lunga battaglia legale che ha visto coinvolto il governatore e il colosso Disney, riguardo l’approvazione della legge Don’t say gay. Iniziativa, questa, che vietava di parlare di orientamento e educazione sessuale nelle scuole. Persino Donald Trump, le cui teorie non si discostano così tanto dal secondo candidato repubblicano, ad un certo punto se ne è lavato le mani e si è dissociato da DeSantis. E se quest’ultimo ha deciso di puntare sugli elettori più radicali, il noto imprenditore – più ambizioso e soprattutto più furbo – ha sviluppato una politica che possa coinvolgere una fetta più sostanziosa di cittadini americani. In questo risiede il divario, espresso chiaramente dai sondaggi, tra i due candidati repubblicani.