L’Iran sostiene i guerrieri Huthi dello Yemen, che attaccano le navi, rendendo impraticabile il canale di Suez, per protestare contro Israele
Sono giornate di passione, per il traffico mercantile marittimo. Le navi portacontainer che attraversano il canale di Suez, per poi proseguire nel Mar Rosso verso il Mar Arabico e l’India, sono nel mirino. Le milizie yemenite Huthi non danno loro pace per far pressione su Israele, e indurlo desistere dagli attacchi ai palestinesi. La società di consulenza britannica Dryad Global, che si occupa di sicurezza delle navigazioni, ha pubblicato un report preoccupante. Gli attacchi aumenteranno, rispetto agli ultimi giorni. E non c’è niente di casuale: questa è una strategia ben precisa.
E’ tempo di abbordaggi, droni, persino missili, che si faranno ancora più numerosi. In più, i gruppi islamici attaccano anche con piccole barche ed elicotteri. Sono sempre loro, le forze Huthi che con la loro aggressività impongono alle navi di stare alla larga dallo Yemen. E così è arrivata la sofferta, ma prudente decisione delle compagnie Maersk (Danimarca) e Hapag Lloyd (Germania), le più importanti del pianeta: per il Mar Rosso meglio non passare più.
L’orologio della storia inverte la direzione
Si torna, per qualche tempo, indietro di due secoli, per chi vuole navigare comunque dall’Europa all’India. Stop al Canale di Suez, dunque, per circumnavigare l’Africa, con enorme dispendio di carburante e perdita di tempo. E si doppierà di nuovo il Capo di Buona Speranza, contando su previsioni meteo favorevoli. Salvando però il personale, il prezioso carico delle portacontainer e gli stessi scafi. Se fosse estate, il surriscaldamento globale permetterebbe l’attraversamento del mar Artico, per chi è diretto dall’Europa all’Estremo Oriente.
Due navi, la Al Jasrah della Hapag Lloyd e la Maersk Gibraltar, hanno già corso rischi eccessivi, avviandosi nel golfo di Aden. Sono state colpite da proiettili d’arma da fuoco, la prima, mentre la seconda è stata sfiorata da un missile. Un’altra nave, la Msc Alanya, aveva già dovuto avvicinarsi pericolosamente alle acque dello Yemen, per fare manovre evasive. A propria volta la Msc Palatium III è stata colpita da un missile, che ha provocato un incendio a bordo. Non sono arrivate notizie sicure sulle condizioni dell’equipaggio.
Piani di grandezza di Israele per il dominio regionale
Sono sempre le milizie islamiche degli Huthi a rendersi protagoniste degli attacchi: le coste sono palesemente sotto il loro controllo. Lo Stato dello Yemen è da anni in disgregazione, sicché il sostegno dell’Iran agli Huthi può essere decisivo, nel tentativo di paralizzare il canale di Suez in chiave anti-israeliana. Il movimento islamico antigovernativo, che prende il nome dal leader Huthi ucciso nel 2004, lo dichiara con manifestazioni di piazza nella capitale Sana’a, oltre che fermando navi da qualche settimana. Da parte propria, lo Stato ebraico sta mettendo in atto una strategia di grandezza sanguinosa e pericolosa quanto efficace.
Il cui obiettivo potrebbe essere estendere la guerra anche al Libano meridionale, liberandosi della pressione di Hezbollah, in modo da ottenere una posizione largamente dominante nella regione. Dove nessuno ormai crede alla futura creazione di uno Stato palestinese, vista la schiacciante dominanza israeliana in Cisgiordana, oltre che nella Striscia di Gaza. Se dovesse affermarsi il piano di espansione regionale di Israele, allora Tel Aviv sarebbe in grado di dialogare con i Paesi più vicini agli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita. Uno scenario che l’Iran sta cercando di contrastare, anche attraverso gli Huthi yemeniti.