Non bastavano i continui bombardamenti su Gaza: risulta dalle cronache anche l’uso di armi vietate per i loro effetti di eccezionale crudeltà
Contro Hamas, Israele sta applicando con fredda determinazione la dottrina della forza sproporzionata a scopo di deterrenza, e lo fa sino alle estreme conseguenze, con coerenza implacabile. Per la sensibilità di chi generalmente si riconosce negli accordi internazionali vige la regola della reazione proporzionata.
Di conseguenza, chi viene attaccato dai colpi di fucile di alcuni cecchini, non dovrebbe rispondere con i missili, radendo al suolo un’intera città. Invece Israele agisce proprio così, esagerando deliberatamente, allo scopo di far paura e ottenere rispetto. Si tratterebbe di una misura di deterrenza, per porre fine, una volta per tutte, alle aggressioni terroristiche che provengono dalla Palestina e dal Libano. Insopportabile a dirsi, eppure così il massacro diventa la norma.
Fredda pianificazione di reazioni feroci
Questa è la dottrina Dahiya, dal nome di un quartiere libanese distrutto dallo Stato ebraico nel 2006. Un programma che però ultimamente è stato rinforzato ulteriormente, e reso ancora più sanguinario che in passato. Mai infatti sono state registrate tante vittime civili. Il totale supera il dato di 18mila morti, per la maggioranza donne e bambini. La percentuale dei civili, calcolata dall’Onu, è del 61%. Nessun’altra guerra del XX secolo ha fatto segnare un record così orribile.
Le cronache di ogni giorno, dal 7 ottobre in poi, riferiscono di una crudeltà tanto mostruosa quanto gelida e razionale, poiché corrisponde ai piani dell’esercito approvati dal governo di Tel Aviv, guidato da Benjamin Netanyahu detto Bibì. Il Washington Post ha fatto sapere che Israele ha usato anche le bombe al fosforo bianco, benché siano vietate dalla convenzione di Ginevra del 1980. Le violazioni purtroppo non sono così rare e si sono verificate anche durante la guerra d’Ucraina, e considerando solo gli ultimi anni, in Siria.
Le terribili conseguenze dell’arma proibita
Il fosforo bianco può essere usato solo per illuminare un’area, oppure per nascondere le truppe sotto il fumo durante un’operazione strategica, o anche per attaccare, ma solo obiettivi militari nettamente distanziati dalle operazioni civili. La proibizione è motivata dagli effetti devastanti di questa sostanza, che provoca ustioni della pelle irrimediabili, rapidissime e particolarmente dolorose. Le parti molli vengono bruciate in pochi secondi, la necrosi è veloce con effetti mortali. Chi viene colpito, difficilmente può essere curato.
Eppure Israele ha usato bombe di questo genere in ottobre, attaccando il villaggio di Dheira, al confine con il Libano meridionale. Gli esplosivi illegali hanno incenerito almeno quattro case e ferito almeno nove civili. Lo si è scoperto, perché un giornalista del Washington Post ha trovato i resti di tre colpi di artiglieria da 155 millimetri, sparati sul villaggio.
Lo scenario di uno sterminio sistematico
Il colore verde chiaro e alcuni contrassegni hanno permesso agli esperti di armi consultati dal quotidiano americano di riconoscere il tipo di proiettile e la provenienza statunitense. Il caso non è isolato, come ha poi sostenuto Human Rights Watch, sulla base di alcuni filmati girati in alcuni villaggi al confine libanese e a Gaza, che mostrano scene d’attacco riconducibili alla pratica violenta condannata dall’Onu. Amnesty International ha invocato un’inchiesta per presunto crimine di guerra.
Dal proprio canto, il presidente del consiglio di sicurezza nazionale statunitense John Kirby ha espresso la preoccupazione del governo, che pure quei proiettili fornisce a Tel Aviv. Nel frattempo la Striscia di Gaza è sempre più vicina alla catastrofe umanitaria. Nove decimi della popolazione non hanno di che nutrirsi, tanto che il vicedirettore del Programma alimentare mondiale Carl Skau parla di morti di fame. Sull’altro fronte, al confine tra Libano e Israele, gli scontri continuano, con diverse vittime. Così come sono frequenti a Beirut le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese, e le richieste di cessate il fuoco immediato per soccorrere i civili.