“Bibi ti voglio bene, ma non sono d’accordo con niente di ciò che hai da dire” – diceva, in passato, Joe Biden. Oggi non è cambiato nulla.
Il colosso occidentale guidato da Joe Biden persevera nell’ambiguità intellettuale. Il Presidente sensibilizza il governo israeliano in merito ad un cessate il fuoco definitivo che consenta l’apertura ai negoziati, nel frattempo l’Amministrazione americana invia miliardi di dollari all’alleato ebraico, oltre che un numero ragguardevole di unità militari e rifornimenti destinati al campo di battaglia. Un atteggiamento, questo, fondamentalmente insensato e paradossale. Mentre le principali potenze si prodigano per inviare cibo e medicinali a Gaza via terra, dall’alto i palestinesi vengono colpiti con le bombe di loro stessa manifattura.
“Questo è il governo più conservatore della storia di Israele” – il pensiero dell’inquilino della Casa Bianca che, per quanto legato alla figura del collega israeliano, comincia a manifestare i primi segni di insofferenza e disturbo. Netanyahu di fatto accetta di buon grado il sostegno degli Stati Uniti, ma – al contempo – rifiuta di ascoltare la commissione internazionale in merito alla strategia militare applicata nella Striscia. Un impedimento comunicativo che si fonda su un’incongruenza importante: le potenze occidentali credono tutt’oggi – o forse vogliono credere – che l’obiettivo del leader israeliano risieda nella distruzione di Hamas, mentre quest’ultimo sembra più affascinato dall’occupazione geopolitica del territorio.
Il 14 maggio 1948 lo Stato di Israele, figlio dell’Occidente, vide la luce. Le principali potenze mondiali confidarono nella serena convivenza tra la popolazione ebraica e palestinese, nell’utopica convinzione che il tempo avrebbe attenuato le tensioni. Una posizione, questa, credibile quanto un castello costruito con delle carte da gioco. Ed ecco dunque che tale costruzione è crollata inesorabilmente con un leggero colpo di vento: la popolazione palestinese, gli esponenti estremisti almeno, ha sempre percepito il vicino di casa come uno sconsiderato invasore; mentre gli israeliani hanno rivendicato la legittimità del proprio dominio territoriale.
Benjamin Netanyahu incarna tali principi. “Non vuole una soluzione a due stati” – ha spiegato Joe Biden. I due alleati hanno sviluppato un progetto futuro per Gaza ben diverso: “Non permetterò l’ingresso a Gaza a quanti educano al terrorismo, sostengono il terrorismo e finanziano il terrorismo” – dichiarazioni che presuppongono, non troppo velatamente, l’occupazione militare e amministrativa israeliana del territorio. Per quanto il Presidente americano eserciti una certa pressione, il “caro amico” rifiuta categoricamente di considerare le proposte del governo statunitense.
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