Israele insisterà nella guerra di distruzione di Hamas fino alla fine, senza la minima intenzione di trattenersi dal programma di sterminio.
Nulla e nessuno può fermare Israele, il cui premier Benjamin Netanyahu in ogni occasione mette in chiaro che l’esistenza stessa di Hamas è un pericolo intollerabile. L’eliminazione di Hamas si traduce allora nell’uccisione di tutti i suoi componenti, anche a costo di colpire gli ostaggi, senza quindi risparmiare i civili palestinesi. E’ quel che sta succedendo nella Striscia di Gaza, dove un altro prigioniero, Eitan Levy, sequestrato il 7 ottobre, è stato dichiarato deceduto. E le vittime, complessivamente, sono più di 17mila.
Ha perso la vita anche Gal Eizenkot, figlio dell’ex capo di stato maggiore israeliano e ministro Gadi Eizenkot, che, in lacrime, l’ha sepolto. Eizenkot è l’ideatore della dottrina Dahiya, che prende il nome da un quartiere di Beirut, distrutto nella guerra del 2006. Era il quartier generale di Hezbollah, dal quale erano partiti alcuni colpi in direzione di Israele. La reazione era stata terribile, largamente fuori misura.
Di nuovo la dottrina Dahiya, senza pietà
Gadi Eizenkot, da capo militare, dichiarava che quello era un piano autorizzato, non un incidente né un caso. Causare danni e distruzioni immense era l’obiettivo esplicito, considerando anche le infrastrutture civili come basi militari nemiche. Lo scopo era la deterrenza: chiunque violasse i confini per attaccare Israele, chiunque turbasse la pace doveva subire la reazione sproporzionata di Israele. Il quale di conseguenza doveva essere sempre pronto sia all’escalation che allo scontro su vasta scala.
Questa stessa dottrina, che palesemente non tien conto delle convenzioni internazionali e dei princìpi di umanità, è stata applicata con ferocia a Gaza durante l’operazione Piombo Fuso del 2008-2009. E viene applicata sistematicamente in questo periodo: scuole e ospedali sono considerate dichiaratamente basi militari, come pure il Parlamento di Gaza. Gli Stati Uniti da parte propria riconoscono a Israele il diritto di agire così. Infatti, il segretario di Stato Anthony Blinken ha dichiarato oggi, 10 dicembre, che solo Israele può stabilire quando la guerra contro Hamas sarà finita. Per molti palestinesi, questa è una condanna a morte.
Gli Stati Uniti collaborano alla distruzione di Gaza
Gli Stati Uniti hanno un ruolo attivo in questo piano di distruzione, per quanto lo stesso Blinken abbia rinnovato l’invito a dare maggior aiuto ai civili. Le dichiarazioni sono improntante alla moderazione, come se la Casa Bianca volesse trattenere Tel Aviv. Non è così, come dimostra il veto americano alla proposta degli Emirati Arabi Uniti nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il cessate il fuoco chiesto dagli Emirati è stato negato soltanto per il veto degli Stati Uniti. I quali inoltre hanno inviato munizioni per i carri armati di Tel Aviv per un valore di 106 milioni di dollari.
In questi giorni Jon Finer, membro del Consiglio di Sicurezza del governo al forum dell’Aspen a Washington, ha tenuto la stessa linea. Ha affermato che se la guerra finisse oggi, Hamas rimarrebbe una minaccia per Israele, meritevole quindi di essere totalmente repressa – con forza sproporzionata, come aggiungerebbe Eizenkot.
Israele rifiuta di ricominciare a trattare
La stessa richiesta del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, di inserire l’Anp nell’amministrazione futura di Gaza, in questa prospettiva risulta impraticabile, perché l’Anp per l’80% è schierata anch’essa con Hamas. E anzi paga ancora gli stipendi in carcere ai terroristi. Si continuerà dunque a combattere galleria per galleria. Hamas domenica 10 dicembre ha fatto sapere che gli ostaggi possono essere liberati soltanto mediante trattativa, non con la forza.
L’ultima uccisione è l’effetto del tentativo israeliano di liberare i prigionieri per mezzo dell’esercito. Israele non accetta per nulla. Il Qatar ha proposto un’altra tregua, ma senza successo. Hamas conta sulla disapprovazione mondiale nei confronti di Israele, come risulta da innumerevoli manifestazioni. Ma è possibile che l’orrore causato da Israele riesca veramente a fermare le armi? Per il momento no. Sembra che il mondo, piegato dalla forza maggiore, accetti la dottrina Dahiya, che trasformerà la Striscia di Gaza da lager a immenso cimitero.