Biden vuole ancora morti a Gaza

Sta diventando impossibile comprendere quali obiettivi ragionevoli si possano attribuire agli attacchi militari israeliani contro la Striscia.

Sono 63 i giorni di guerra di Israele, ufficialmente contro Hamas, ma di fatto contro i palestinesi. Infatti i morti, secondo i dati del ministero della salute di Gaza, sono più di 17mila, di cui all’incirca due terzi sono bambini. Le brigate Qassam, ovvero il braccio armato di Hamas, hanno chiesto all’Onu di votare il cessate il fuoco immediato, per dare aiuto alla popolazione, che vive in condizioni pietose, senza un tetto né cibo né acqua né igiene.

Biden vuole ancora sangue a Gaza
Si alza il fumo su Gaza City, dopo la deflagrazione di una bomba israeliana – rationalinternational.net Ansafoto

Gli Stati Uniti, tuttavia, hanno posto il veto e il Consiglio di Sicurezza ha bocciato la richiesta. Così, i bombardamenti proseguono, con gelido metodo e meticolosa precisione, eseguendo gli ordini senza discutere, senza pensare, senza guardarsi indietro, allo scopo di garantire la massima efficienza all’azione militare. Nessun effetto ha avuto la segnalazione delle brigate Qassam, che ha messo in risalto i rischi corsi dagli ostaggi, alcuni dei quali sono stati feriti o uccisi dalle bombe di Israele.

Bombardamenti ispirati dal desiderio di pace

Il vice ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Onu, Robert Wood, ha motivato il rifiuto della Casa Bianca. Il presidente Joe Biden l’ha affermato e Robert Wood lo ribadisce con fermezza. Hamas sarebbe ancora una minaccia pericolosa, anzi l’accondiscendenza dell’Onu verso le richieste dell’organizzazione terroristica avrebbe il solo effetto di creare i presupposti per una nuova guerra. Con ciò, Wood ha dichiarato che lo scopo cui tendono gli Stati Uniti è la pace e la sicurezza dei due popoli.

Biden vuole ancora sangue a Gaza
Il consiglio di sicurezza dell’Onu, dove il veto americano ha dettato legge – rationalinternational.net Ansafoto

E il veto è stato decisivo. Il voto, infatti, ha visto 13 Paesi schierarsi a favore del cessate il fuoco immediato, con l’astensione del Regno Unito. Il testo prevedeva anche il rilascio senza condizioni degli ostaggi, oltre alla protezione per i civili: nulla da fare. Se si vuole lavorare per la pace duratura, come ha sostenuto il rappresentante americano, bisogna che Israele sradichi Hamas dalla Striscia di Gaza. A questo punto, l’esistenza dei civili sembra veramente un trascurabile dettaglio.

A un passo dalla definitiva catastrofe umanitaria

I volontari delle organizzazioni umanitarie riferiscono le condizioni che gli sfollati devono sopportare per sopravvivere, una volta arrivati a Rafah, ai confini con l’Egitto, se sono sfuggiti alle bombe. Non c’è abbastanza farina per fare il pane per tutti, l’acqua manca, ci si ritrova in venti sotto una sola tenda. Riso, patate e lenticchie scarseggiano.

Eppure, gli Stati Uniti affermano che questa è la giusta strategia: continuare i bombardamenti, senza rimorsi né pentimenti, soprattutto senza cedere alla pietà che si prova per i civili. Il motivo di tutto questo è che non si può permettere che Hamas continui a detenere il potere politico nella Striscia di Gaza. Lo stesso ordine di un cessate il fuoco darebbe ad Hamas la forza sufficiente per cantare vittoria e preparare la prossima azione militare contro Israele.

 

 

 

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