Il leader israeliano ignora i rimproveri degli alleati americani, il Presidente comincia pertanto ad indispettirsi. Arrivano le prime sanzioni.
La potenze occidentali si trovano in una posizione delicata. In un primo momento non hanno potuto fare altro che appoggiare la causa israeliana, dopodiché le strategie miliari applicate da Benjamin Netanyahu hanno oscurato l’obiettivo originario. Ad oggi è difficile stabilire chi delle fazioni coinvolte possa essere considerato il vero nemico. Se il 7 ottobre scorso i residenti dei kibbutz hanno dovuto affrontare la furia dei miliziani, dallo scoppio del conflitto il medesimo destino è toccato ai palestinesi stabiliti in Cisgiordania. Le colonie israeliane illegali hanno messo in atto una vera e propria operazione di pulizia, appoggiata – non troppo velatamente – dalla coalizione governativa.
Ed ecco dunque che le potenze occidentali hanno potuto trovarsi di comune accordo su un concetto fondamentale: il conflitto israelopalestinese deve consumarsi ed esaurirsi esclusivamente all’interno della Striscia di Gaza. E’ inaccettabile dunque che il governo difenda le azioni dei coloni oltreconfine, rifornendo tali organizzazioni di armi, pistole e fucili. Gli Stati Uniti proclamano la prossima attuazione di sanzioni e restrizioni per tutti gli israeliani che intendano infierire sulla sicurezza palestinese in Cisgiordania, un luogo sul quale non possiedono – secondo le Nazioni Unite – alcun diritto di occupazione e rivendicazione territoriale.
Sanzioni per gli israeliani
Dallo scoppio del conflitto, le Nazioni Unite – appoggiate dall’Onu e dall’Ue – hanno chiesto espressamente al governo israeliano di intervenire concretamente in merito alle operazioni di guerriglia ai danni della popolazione palestinese residente in Cisgiordania. Pressioni che Netanyahu ha deliberatamente ignorato. Di fronte ad un comportamento così risoluto e irremovibile, gli Stati Uniti d’America hanno annunciato l’applicazione di dovuti provvedimenti: “Oggi ho annunciato una nuova politica di restrizioni sui visti” – le parole del segretario di Stato, Anthony Blinken – “rivolta agli individui – che contribuiscono in modo significativo ad azioni che minano la pace, la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania”.
Una decisione di profondo valore simbolico che vede, per la prima volta dall’infuocare della guerra, una presa di posizione ai danni dei coloni israeliani e del governo in carica. Lo stesso Joe Biden, focalizzato sulle prossime elezioni presidenziali, ha cominciato a manifestare un certo scetticismo e fastidio. Le potenze occidentali, di fatto, si trovano coinvolte in una guerra che non appartiene alle loro amministrazioni e, al contempo, vengono totalmente ignorate da coloro che giovano dell’invio di rifornimenti e finanziamenti militari. “La violenza contro i civili avrà delle conseguenze” – ha dunque sentenziato Blinken.