Benjamin Netanyahu giustifica la guerra sulla base dell’attentato del 7 ottobre, nel frattempo l’Onu condanna la strage umanitaria.
Il leader israeliano, per giustificare quanto accaduto nella Striscia di Gaza, sfrutta sempre le medesime argomentazioni. La morte dei 1.400 israeliani è divenuta così motore di una guerra che imperversa su migliaia di civili innocenti. Si contano attualmente circa 16mila vittime, di cui il 70% sono donne e bambini. Porre sul piedistallo la vendetta per la morte dei concittadini residenti nei kibbutz non possiede più alcun fondamento, soprattutto considerando le recenti dichiarazioni del Primo Ministro, il quale ha implicitamente dichiarato di non aver intenzione di rinunciare alle ostilità per ottenere il rilascio degli ostaggi trattenuti da Hamas.
L’Onu, cosciente della strage consumata sul territorio palestinese, ha denunciato le azioni della coalizione israeliana in carica. Il diritto internazionale umanitario vieta categoricamente la possibilità di accanirsi su strutture sanitarie e campi profughi – legge che Netanyahu ha deliberatamente calpestato. Le argomentazioni esposte dalle Organizzazioni Unite indispettiscono profondamente il Capo di Stato, il quale – esasperato – ha applicato un provvedimento ai danni della coordinatrice delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi. La guerra tra istituzioni si inasprisce, tanto quanto le tensioni tra israeliani e palestinesi.
Netanyahu punta i piedi, se la prende con l’Onu
Benjamin Netanyahu sta giocando con il fuoco e, proprio come Icaro, rischia di volare troppo vicino al sole. Inimicarsi le principali amministrazioni ed organizzazioni umanitarie potrebbe travolgerlo come un effetto boomerang, isolandolo inesorabilmente. Eppure, sembra che nulla tocchi particolarmente la mente determinata del Capo di Stato, il quale ha avuto il coraggio di prendersela con una coordinatrice delle Nazioni Unite. Il Ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha deciso di togliere il visto a Lynn Hastings, accusata di favoritismi nei confronti dei rivali palestinesi. “Non resteremo più in silenzio di fronte ai pregiudizi dell’Onu!” – incalza Cohen.
“Ho deciso di revocare il visto alla coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite, Lynn Hastings” – parole, queste, che hanno comportato inevitabilmente una risposta pubblica da parte dei diretti interessati. “Posso solo ribadire la piena fiducia del segretario generale in Hastings” – le parole di Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu – “nel modo in cui si è comportata ed ha svolto il suo lavoro”. Hastings non potrà prestare servizio nello Stato di Israele, tantomeno soggiornarvi per un lungo periodo. E’ stata infatti accusata di non aver denunciato la morte del 1.400 israeliani, riservando troppo spazio e considerazione alle vittime palestinesi.