Quando si sta consumano nelle cliniche cinesi produce un certo allarmismo, le terapie non coincidono interamente con la malattia denunciata.
In Cina si parla di epidemia infantile, aumentano i casi clinici di bambini affetti da polmonite. Si parla dunque della diffusione repentina del batterio micoplasma pneumonie, noto alla comunità scientifica ed associato alla cosiddetta polmonite che cammina – appellativo volto ad indicare la natura poco contagiosa del virus e la possibilità, quindi, di curarlo con una semplice terapia antibiotica. Tuttavia, le immagini delle strutture sanitarie cinesi, diffuse dalla stampa taiwanese, mostrano un modus operandi curioso e ambiguo. Un numero ragguardevole di bambini è stato sottoposto ad una cura endovenosa tramite flebo.
A questo proposito, il noto virologo Roberto Burioni – ospite di Fabio Fazio negli studi televisivi di Che tempo che fa – ha espresso la sua perplessità in merito alla strategia adottata dal personale medico che, in realtà, non coincide esattamente con la malattia denunciata dal sito di informazione ProMed. Il professore sostiene che, come accade di consueto e come accadde per il coronavirus, la Cina non abbia aggiornato adeguatamente la comunità internazionale. Per quanto – almeno per il momento – non sussistano potenziali fattori di pericolo, Burioni stesso ha ammesso di non fidarsi particolarmente di quanto dichiarato dai portavoce cinesi.
Un’epidemia curiosa
“C’è qualcosa che non si riesce a capire” – le parole di Roberto Burioni. Il virologo ha spiegato che tendenzialmente la polmonite da micoplasma pneumonie viene curata tramite terapia antibiotica per via orale. L’Azitromicina, il medicinale più efficace, è stato utilizzato in passato per combattere diversi virus influenzali e quindi il suo abuso ha ridimensionato drasticamente la potenza del farmaco. Tuttavia, al contempo ha ribadito: “E’ molto raro che un bambino di cinque anni, l’età tipica, sia in ospedale con le flebo”. Sarebbe questo dunque il dettaglio responsabile di aver prodotto qualche remora e scetticismo in Roberto Burioni.
Il virologo ha spiegato di come tale epilogo potrebbe derivare dall’utilizzo, per oltre tre anni, delle mascherine. Il sistema immunitario, isolato e protetto da qualsiasi tipo di contatto con potenziali agenti infettivi, si sarebbe conseguentemente indebolito. La diffusione del micoplasma pneumonie è datata successivamente allo stop delle limitazioni e dunque alla rinnovata possibilità di concedersi a contatti umani più ravvicinati. “In Cina ci sono state misure restrittive molto intense fino a poco fa” – ha sottolineato il professore – “Questo non dovrebbe preoccuparci”. Tuttavia ha ammesso: “Siccome abbiamo a che fare con i cinesi, bisogna stare un pochino all’erta. Io non ho questa fiducia“.