La tutela della popolazione civile non sembra sfiorare minimamente Benjamin Netanyahu: Jabalia subisce nuovamente la furia israeliana.
Il segretario della Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha esposto un possibile metodo di contrasto delle forze terroristiche islamiche. Proprio come accadde per l’Isis, il segreto risiede nella tutela della popolazione civile – estranea alle azioni dei miliziani, ma in egual maniera coinvolta nell’inevitabile risposta della comunità internazionale. I palestinesi, di fatto, stanno pagando per i crimini di pochi. Il noto esponente americano ha dunque sottolineato di come una possibile collaborazione da parte dei cittadini, residenti a Gaza, potrebbe implicare la conseguente caduta del partito estremista di Hamas.
Attualmente Israele è percepito – giustamente – come un nemico. Tuttavia, laddove l’esercito decidesse di mostrare pietà e considerazione per la popolazione palestinese, è possibile che Netanyahu divenga al contrario un salvatore. I terroristi perderebbero così l’appoggio dei civili e verrebbero associati alle perdite consistenti, alle vittime e alla morte prematura di uomini, donne e bambini. Una teoria, questa, che effettivamente contiene un fondamento logico, ma che – a livello pratico – non sembra sfiorare minimamente le capacità di giudizio del Primo Ministro. Un atteggiamento ottuso come quello dimostrato fino ad ora, potrebbe condurlo presto a processo per crimini di guerra.
Netanyahu come un carro armato
Mentre le principali testate giornalistiche internazionali denunciano il massacro consumato sul territorio di Gaza, le forze armate israeliane hanno attaccato – per la seconda volta – il campo profughi stabilito a Jabalia. Le immagini che ritraggono i civili estrarre dalle macerie, a mani nude, i corpi martoriati sono divenute in breve tempo virali. Tra i video più agghiaccianti, quello di un bambino fatto a pezzi dall’esplosione e circondato dai famigliari sofferenti ed impietriti. Un attacco aereo che nasce dalla convinzione che, tra i rifugiati, si nascondano i terroristi di Hamas.
Oltre al campo di Jabalia, un intero quartiere residenziale è stata raso al suolo. Centinaia di esseri umani vagano tra le rovine, cercando disperatamente di recuperare le poche risorse sopravvissute all’impatto dei missili. Corpi senza vita giacciono sotto il cemento, sepolti dalle fondamenta distrutte delle palazzine. Le strutture sanitarie, che durante la pausa umanitaria hanno potuto tirare un respiro di sollievo, si trovano nuovamente a combattere contro il tempo e contro la morte. Nel frattempo, le nazioni confinanti assistono indignate. La minaccia di una possibile estensione del conflitto israelopalestinese appare sempre più tangibile.