Zelensky denuncia l’importanza riservata al conflitto israelopalestinese, una tragedia che ha distolto l’attenzione dalla causa ucraina.
Una narrazione che sembra prossima alla sua conclusione. Tutti conoscono e accettano con rassegnazione il finale della storia, tranne il protagonista indiscusso: Volodymyr Zelensky. Nel mese di febbraio l’Ucraina “festeggerà” il secondo anniversario dall’inizio del conflitto, una guerra nella quale entrambe le fazioni hanno registrato delle perdite notevoli. Gli aiuti inviati periodicamente dalle potenze occidentali non sono bastate, l’offensiva russa si è rivelata ben più efficiente di quanto i leader europei e statunitensi potessero immaginare. Per quanto l’esercito ucraino abbia resistito per un lungo periodo di tempo, la sua resilienza non ha impedito al nemico di invadere la nazione.
E mentre Zelensky vive tutt’oggi nella convinzione di poter sconfiggere definitivamente le forze armate russe, la commissione internazionale si interroga sul futuro del paese. Gli Stati Uniti hanno aperto un negoziato con Putin, nel tentativo di soddisfare entrambi i leader coinvolti. Nel frattempo il Capo di Stato ucraino denuncia l’importanza riservata al conflitto israelopalestinese. Un evento che, per quanto tragico ed imprevedibile, ha gettato ombra sulla causa ucraina, decretandone la sconfitta. I principali esponenti americani si difendono, ricordando a Zelensky la concreta collaborazione garantitogli negli ultimi diciotto mesi.
Il Congresso americano ferma le armi
Quasi 77miliardi nel 2021, oltre ai 61,4 miliardi di dollari stanziati da Joe Biden e riservati alla causa ucraina. Mentre Zelensky denuncia, tramite un comunicato diffuso dall’Associated Press, la mancata collaborazione delle principali potenze occidentali, la stampa diffonde dei numeri che confutano categoricamente la posizione del leader ucraino. La frustrazione manifestata da quest’ultimo nasce dal progressivo calo dei rifornimenti e aiuti militari inviati dagli alleati negli ultimi due mesi, una conseguenza inevitabile associata allo scoppio del conflitto israelopalestinese.
“I fondi saranno finiti alla fine di dicembre” – hanno spiegato i funzionari dell’Amministrazione americana. “Abbiamo sempre dato supporto militare a ogni livello e ad un ritmo incredibile” – si difende il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, John Kirby – “ogni pacchetto di aiuti è stato deliberato e inviato a seguito di consultazioni con i generali ucraini”. Egli ha sottolineato di come gli Stati Uniti non abbiano mai interrotto i contatti con i principali esponenti ucraini, in modo da ottenere periodici aggiornamenti ed agire di conseguenza.
Ciò nonostante, l’Amministrazione non può nulla contro il volere dei deputati del Congresso, i quali hanno perso ogni interesse per la causa. Posizione, questa, che nasce dell’attuale condizione di stallo. E’ impossibile retrocedere, ma anche conquistare terreno. Inviare un ulteriore pacchetto di aiuti, per una guerra che non ha futuro, agli occhi degli Stati Uniti appare sostanzialmente inutile.